ENERGIA E TERRITORIO

ITALIA NOSTRA PROMUOVE UNA SERIA POLITICA ENERGETICA BASATA SUL RISPARMIO. CONTRARIA AL NUCLEARE, ITALIA NOSTRA RITIENE CHE LE RINNOVABILI SIANO UTILI MA NON DEBBANO DEVASTARE IL PAESAGGIO. Per saperne di più clicca qui.

sabato 28 giugno 2008

NUOVA CENTRALE AST: NON SI ESCLUDA ITALIA NOSTRA DAL TAVOLO


C’è il rischio che la Conferenza dei Servizi relativa al progetto per la nuova centrale AST all’interno della città si riduca ad una conventio ad excludendum. Chiediamo dunque che Italia Nostra venga ufficialmente invitata a far parte del Tavolo volto a valutare l’impatto ambientale della centrale ma anche l’annunciato ammodernamento dei vecchi impianti.
Ricordiamo che una centrale di potenza analoga -quella Edison della Polymer- produce di per sé circa 300.000 tonnellate di CO2 ogni anno (Fonte: Dichiarazione Ambientale Edison).
Occorre anche considerare che, a fronte di certezze annunciate per anni, sulla vicenda dell’inceneritore A.S.M. di Terni, la Magistratura ha dimostrato che i dati forniti dall’A.S.M. all’A.R.P.A. erano manipolati e forniti da laboratori esterni pagati dalla stessa A.S.M. . Dunque, di fatto, l’A.R.P.A. non ha finora garantito i cittadini ternani, né tanto meno chi, come noi, esprimeva grande preoccupazione sull’opacità dei controlli effettuati.
La stessa situazione sanitaria “allarmante” e il significativo incremento dei tumori denunciati dal prof. Briziarelli appena due giorni fa, impongono una ricognizione assolutamente rigorosa delle problematicità dell’esistente se si vogliono salvaguardare e rafforzare davvero occupazione e salute di famiglie e lavoratori.

giovedì 26 giugno 2008

NUCLEARE A SAN LIBERATO: SEGRETO DI STATO


28 anni dopo i Piani Energetici Nazionali e Regionali che individuò il sito di San Liberato-Nera Montoro come idoneo alla collocazione di un impianto per la produzione di energia nucleare, molteplici indizi e indiscrezioni di stampa rilanciano un simile utilizzo, stavolta in modo ben più concreto.

Italia Nostra rigetta fermamente tale ipotesi che andrebbe a minare in modo irrecuperabile un territorio già segnato in modo pesante da insediamenti industriali sui quali invece occorre continuare a lavorare ai fini del loro consolidamento produttivo ed occupazionale, tenendo però conto dell’assoluta necessità del contenimento delle emissioni.
E’ assurdo che dinanzi a questo sforzo di recupero sul fronte ambientale c’è chi pensi di insediare in Umbria un impianto atomico.

Peraltro con il D.P.C.M. 16 aprile 2008, n.90, le comunità locali corrono il rischio di non sapere nulla su eventuali decisioni di questo genere, avendo il Governo la possibilità di coprire con il Segreto di Stato una parte dell’iter amministrativo necessario a realizzare una centrale atomica. Per evitare possibili nuove proteste come a Scanzano, è stato esteso il Segreto di Stato anche agli “impianti civili per produzione di energia” in nome della tutela della sicurezza nazionale, e non già soltanto alle infrastrutture sensibili di tipo militare.

Le “voci dal sen fuggite” diffuse dalla stampa in questi giorni sono preoccupanti, così come è allarmante il silenzio di ENEL e Governo: eppure, due mesi fa, fonti ENEL hanno parlato di “tre siti al Nord, due al Centro, uno al Sud”. Il rischio di una centrale nucleare nel Ternano-Narnese è serio, soprattutto considerando che i sindaci dei territori che ospitavano i vecchi siti hanno già bloccato qualsiasi ripresa di attività di tipo nucleare.

Le necessità energetiche del bacino industriale Ternano-Narnese vanno risolte con l’inveramento del Patto di Territorio che, nel 2004, registrò il consenso di tutti i protagonisti, dalle associazioni sindacali a quelle industriali alle autorità di governo locale. Il Patto stabiliva un impianto a metano di media potenza al di fuori della Conca Ternana. Il fatto che gli Enti Locali non abbiano rispettato quella previsione sta creando un caos senza precedenti, con una deregulation delle centrali: non solo il progetto di una centrale a turbogas da 100 Mw all’interno dello stabilimento AST –cioè, di fatto, nel centro della città di Terni-, non solo quello della SGL Carbon per un’altra da 50 Mw –sempre nella Conca-, ma, dopo il Segreto di Stato, rischiamo di scoprirne anche una di tipo elettronucleare a San Liberato! Altro che fantasie

mercoledì 18 giugno 2008

LA RISPOSTA DEL COMUNE ALLA NOSTRA SEGNALAZIONE


Scade a fine settembre il periodo transitorio dopo il quale il posizionamento di parabole e condizionatori d’aria su tutti gli edifici del centro storico dovrà adeguarsi alle disposizioni del regolamento edilizio. Lo precisano, anche in risposta alla nota di Italia Nostra diffusa nei giorni scorsi, l’assessorato all’edilizia e gli uffici comunali competenti. E’ dunque evidente che in questo periodo la Vigilanza Edilizia non era chiamata ad elevare verbali in riferimento alla situazione del centro storico. E’ stata invece effettuata un’opera di sensibilizzazione sui contenuti della normativa, anche attraverso lettere inviate alle associazioni di categoria interessate, che sarà intensificata in questi ultimi mesi prima della sua piena entrata in vigore. Inoltre è importante sottolineare che tutti i nuovi edifici e non solo quelli del centro storico, già dal 2005, possono installare solo ed esclusivamente impianti condominiali.L’articolo 12 ter del Regolamento Edilizio così come approvato dal consiglio comunale il 13 luglio 2005 e quindi pubblicato sul BUR dell’Umbria il 7 settembre del 2005 chiarisce che “è vietata (nel centro storico) l’installazione e/o il posizionamento di parabole, impianti satellitari, impianti di condizionamento e climatizzazione. La realizzazione di questi apparati, si legge ancora nel regolamento è ammessa esclusivamente se gli stessi vengono posizionati sul tetto o sul piano di copertura degli edifici. In particolare: “le parabole devono essere centralizzate e di colore tale da arrecare il minimo contrasto con il colore delle coperture, gli impianti di condizionamento devono essere collocati nel punto di minor impatto visivo”.Il Comune ha dunque da tempo condiviso le preoccupazioni espresse da Italia Nostra per il decoro e l’immagine del centro; considerando però la situazione ha anche previsto un periodo transitorio di 36 mesi durante il quale i proprietari o i possessori degli impianti possono mettersi in regola. A partire da ottobre a coloro che non si fossero ancora adeguati saranno elevate sanzioni da 1.000 a 5.000 euro.

Ufficio Stampa del Comune di Terni

martedì 17 giugno 2008

BASTA CON LA SELVA DI ANTENNE, PARABOLE E CONDIZIONATORI: IL CENTRO STORICO DI TERNI VA SALVAGUARDATO


Il centro storico di Terni, bombardato ripetutamente durante l’ultima guerra, è riuscito, nonostante tutto, a mantenere una sua fisionomia che lo caratterizza gradevolmente. I quartieri Clai, Fabbri e Duomo, nonostante ristrutturazioni talvolta pesanti, mantengono ancora intatti edifici di pregio. E si animano di piccoli ristoranti, pub, manifestazioni artistiche interessanti.
Italia Nostra lancia un appello innanzitutto all’Amministrazione Comunale affinché il regolamento edilizio venga fatto rispettare nella parte che prevedeva un triennio di moratoria, ormai scaduto per chiedere a tutti l’eliminazione di parabole, antenne e condizionatori dai prospetti degli edifici storici.
Purtroppo in questi tre anni la situazione non solo non è migliorata ma è decisamente peggiorata. Il divieto non è stato né osservato, né fatto osservare: ognuno fa ciò che gli pare.
Chiediamo a tutti i cittadini e, in particolare, a quelli più sensibili: si può andare avanti così?
Peraltro oggi la tecnologia consente soluzioni che possono benissimo contemperare la funzionalità con il decoro, basta volerlo.
Chiediamo all’assessore all’Edilizia, se ha occhi per vedere e vuol farlo, quanti verbali siano stati elevati in tre anni dal nucleo di controllo. I condizionatori stanno spuntando come funghi, uno spettacolo non proprio esaltante.
Si stanzino risorse perché i privati –in un periodo di ristrettezze come questo- possano intervenire senza ulteriori aggravi per i bilanci familiari. Occorre muoversi per cambiare in fretta una situazione di crescente impresentabilità urbanistico-architettonica

domenica 15 giugno 2008

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL: L' INTERVENTO DI ITALIA NOSTRA AL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL VESCOVO


PREAMBOLO:
Buonasera a tutti, sono Daniele Pica, presidente della sezione di Terni di Italia Nostra. Ringrazio innanzitutto Mons. Paglia per aver organizzato questo momento di riflessione collettiva dando voce a tutte le forze attive di questa città, che sta vivendo da troppi anni una crisi paralizzante. Il campo d’azione di Italia Nostra è quello della salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale, fronti sui quali le cose nella nostra città vanno peggiorando in maniera irreversibile da troppi anni.

LA SITUAZIONE AMBIENTALE:
La situazione ambientale è sotto gli occhi di tutti:
1) viviamo in un territorio in cui insistono: un polo siderurgico tra i più grandi in Europa, tre inceneritori, diverse industrie chimiche ed un impianto a metano da 100MW dell’Edison; tutto questo in una conca dove l’aria è stagnante e vivono oltre 110 mila persone
2) L’aria è irrespirabile, misteriosi odori notturni infestano le vie del centro, ci sono amministratori indagati per disastro ambientale, mentre operai che hanno lavorato all’inceneritore muoiono a 50 anni di tumore ai polmoni, patologia che si va diffondendo in maniera preoccupante in città, infine, zone come Pisciano vivono sommerse dalle polveri causate dalle scorie di lavorazione dell’Ast che dovrà risarcire 6 famiglie del posto con 136 mila euro.
3) Tutto questo avviene in una città in cui gli amministratori hanno acconsentito a far bruciare a Terni rifiuti provenienti da tutta Italia e dove non avvengono con la dovuta sistematicità i controlli sui camini industriali.

LA SITUAZIONE CULTURALE:
Nemmeno sul fronte della salvaguardia del patrimonio storico cittadino le cose vanno meglio:
1) Edifici antichi come Palazzo Carrara giacciono nel totale abbandono, lo stesso dicasi per le antiche mura cittadine, le torri medievali come quella di Vico Possenti, ridotta a discarica e la preziosa Rocca dell’Albornoz a Piediluco, che non solo versa in condizioni pietose, ma è addirittura mancante di un’adeguata strada d’accesso.
2) Tutto questo avviene mentre si bruciano 40 mila euro dai fondi di riserva comunali, per finanziare una mostra a Pechino sui cambiamenti della città cinese.

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL:
La principale causa di questo declino che si sta trasformando in deriva, non la ravvisiamo soltanto in una classe dirigente inadeguata, ma anche nella mancanza di una visione condivisa di che cosa sia il progresso per la nostra città. Con il metro del progresso, infatti, non possiamo misurare soltanto la capacità di una società di produrre beni, ma anche la sua evoluzione verso una qualità della vita migliore. A tal fine, l’unica strada per uscire dal tunnel è quella di coniugare lo sviluppo economico con la conservazione del patrimonio ambientale e storico.

2 CONTRIBUTI PER UN’AGENDA CONDIVISA:
Anche Italia Nostra, vuole dare il suo contributo per un’agenda condivisa, segnalando due punti sui quali focalizzare l’attenzione:
1) RISOLVERE LA QUESTIONE ENERGETICA IN MANIERA “SOSTENIBILE”: Non attraverso la costruzione di una centrale da 100 MW sul territorio comunale fortemente antropizzato ed oberato dalle emissioni di industrie ed inceneritori, ma ripartendo dalle soluzioni trovate con il patto di territorio ed impegnandoci tutti a (politici, imprenditori ed associazioni) a “fare sistema” per far tornare nel 2010 la centrale di Galleto nelle mani dell’Ast
2) UN PIANO DI INVESTIMENTI PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO CITTADINO: Che parta dalla ristrutturazione degli edifici storici e si evolva verso una loro destinazione d’uso consona alla storia che rappresentano, al fine di renderli fruibili per manifestazioni culturali di alto livello, che siano attrattive per i flussi turistici che solo sporadicamente lambiscono il nostro territorio.

Per quanto riguarda le cose da lasciarci alle spalle chiediamo una sola cosa: che si smetta di pensare che lo sviluppo della nostra città sia indipendente dalla salute dei cittadini.

giovedì 12 giugno 2008

NUOVA CENTRALE FUORI DALLA CONCA : LEGAMBIENTE E’ CORRESPONSABILE DELLA CRISI ENERGETICA


La nostra storia non consente lezioni da Associazioni politicizzate come Legambiente. Chi ha deciso di mettersi al servizio di un partito, abbia il coraggio di dirlo chiaramente, senza ambiguità.
Italia Nostra respinge la paternale del presidente locale di Legambiente, Andrea Liberati, il quale, attraverso una serie di sofismi, finisce per sostenere la costruzione della nuova centrale AST (ma come si farà poi a negare anche l’altra alla SGL Carbon, per la gioia dei polmoni dei narnesi?) proprio nella Conca Ternana laddove vivono 140.000 persone e l’aria è ferma, anziché in un’area esterna vocata industrialmente e poco antropizzata.
Legambiente, pilatescamente, porta acqua al mulino di chi preferisce lavarsi le mani di tale situazione. Ma, al contrario, l’aria della Conca, dopo i tre inceneritori su cui non si ricordano battaglie campali di Legambiente, va alleggerita almeno di una parte dei milioni di tonnellate di CO2 che escono dai tantissimi camini (che l’ARPA controlla ogni 30 anni!) e che ristagnano unitamente agli inquinanti ancor più pericolosi.
Sarebbe limitante definire Italia Nostra un’associazione ambientalista. Il nostro compito non si esaurisce nel salvare dall’abbandono e dal degrado monumenti antichi, bellezze naturali o opere dell'ingegno; Italia Nostra persegue un nuovo modello di sviluppo sostenibile, capace di fornire risposte in termini di qualità del vivere non disgiunto dalla promozione dello sviluppo e dell’occupazione.
Chi, come Andrea Liberati, attacca le altre associazioni e spacca il fronte, si accomodi ma spieghi anche dove militano l’ex Presidente nazionale di Legambiente e l’ex Direttore Generale. E spieghi anche di quali contributi pubblici si vale Legambiente a tutti i livelli. Italia Nostra non prende e non prenderà un euro da nessuno!
Non per nulla, grazie alle classifiche di Legambiente, il sindaco di Terni, già Attila d’Oro WWF, si è vantato del fatto che Terni godrebbe un’aria più salubre di quella di Rimini!
I nostri rallegramenti per l’affidabilità e la serietà delle diagnosi: anziché andare sulla riviera romagnola, sarà Andrea Liberati ad ospitare i riminesi nel triangolo delle Bermuda (ASM-Printer-Terni Ena)!

domenica 8 giugno 2008

PROBLEMA ENERGETICO AST: TERNI HA GIA’ DATO


Dopo anni di profitti importanti per Thyssen-Krupp, realizzati grazie all’esplosione della domanda di acciaio inossidabile in Europa, è arrivata una congiuntura economica negativa, con l’aumento esponenziale dei prezzi del rottame e del cromo, che in un paese come l’Italia, gravato da un costo dell’energia più alto del 50% rispetto al resto del Continente, colpisce in maniera pesante la fabbrica di Viale Brin. Con queste premesse è facile paventare la chiusura di alcuni impianti, con l’incubo di tornare ai giorni bui della vertenza sul magnetico.
E’ trascorso quasi un lustro dalla crisi del 2004, ma per la politica è come se non fosse passato nemmeno un giorno: la classe dirigente locale nulla ha fatto per evitare il ripetersi di quella crisi, nella convinzione che l’AST potesse rifornirsi sul mercato estero, come ha sostenuto, sbagliando, il sindaco di Terni anche recentemente.
Oggi che la Commissione Europea pone seriamente in discussione il perpetuarsi di presunti “aiuti di Stato” all’AST e ad altre aziende del bacino industriale locale, è evidente che il problema energia deve essere risolto in maniera definitiva, salvaguardando competitività del territorio e salute dei cittadini. Questo è il vero nocciolo del problema: una matassa all’apparenza inestricabile che ha condotto la classe politica regionale e locale ad una guerra per stabilire se realizzare una centrale a turbogas sul territorio del comune di Terni o su quello di Narni.
Mentre su Treie di Narni, territorio poco antropizzato, esistevano accordi sottoscritti da tutti gli attori istituzionali, oggi si è tornati indietro e si vorrebbe insediare la centrale nell’area densamente abitata di Terni che, oltretutto, già ospita un impianto a metano di pari potenza rispetto a quella ipotizzata (Edison, 100 Mw), tre termovalorizzatori per quasi 20 Mw, nonché industrie chimiche e la stessa Ast: scegliere di installare nella Conca una nuova centrale da 100 Mw sarebbe una decisione pesantissima per i delicati equilibri esistenti, visto che, negli ultimi tre anni, le emissioni di CO2 dei soli impianti Terni En.A. ed Edison hanno sfiorato 1.500.000 di tonnellate. Terni ha già dato: e chi perde la salute non può nemmeno lavorare.
Prima di autorizzare un solo megawatt in più nella Conca, Provincia e Regione stabiliscano la fonte dei misteriosi odori notturni che appestano la città di Terni; provvedano ad effettuare controlli sistematici ai camini, un fatto che, in quell’Europa spesso citata a sproposito, è da tempo realtà. Si inizi da qui, senza dimenticare che il disastro ambientale cagionato nel triangolo delle Bermude locale -il polo di incenerimento di Maratta- non è sicuramente piovuto dal cielo.

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