ENERGIA E TERRITORIO

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martedì 11 marzo 2014

FONDAZIONE CARIT E RICERCA SCIENTIFICA: DOPO IL CASO CELLULE STAMINALI, RESTITUZIONE DENARI E PASSO INDIETRO DEL CDA. RICHIESTA ALLA VIGILANZA LA VERIFICA DI TUTTE LE USCITE DEGLI ULTIMI ESERCIZI FINANZIARI


Come emerge da notizie di stampa, il prof. Angelo Vescovi non avrebbe compreso le ragioni delle recenti dimissioni del vicepresidente della Fondazione cellule staminali. Questi, vicepresidente anche della Fondazione Carit, secondo Vescovi garantiva 'l'operatività' dell'ente.
Sarebbe utile un'estesa disamina degli esiti degli investimenti di Fondazione Carit nella ricerca scientifica, ma non è questa la sede. Possiamo qui dire, quali soci dell'ente, di aver ritenuto meritevole di approfondimento ministeriale - Ufficio Vigilanza - alcune fattispecie, tra cui la relazione finanziaria della Fondazione Carit quale ente fondatore della Fondazione cellule staminali.
E' così risultato che, di € 100.000 che, annualmente, secondo i bilanci, la Carit indirizzava alle 'attività istituzionali' della Fondazione cellule staminali, almeno il 24/25% veniva assorbito dai suoi stessi 'organi istituzionali': ipoteticamente circa € 100.000 in quattro anni.
Considerando che in Italia i denari per la ricerca scientifica non ci sono o sono pochi, per quale ragione Fondazione Carit, in qualità di ente promotore della Fondazione cellule staminali, non si è opposta alla remunerazione di questo ulteriore CdA? Sono soldi sottratti alle speranze dei malati: a prescindere dall'eventuale norma positiva e dalla legge morale, ne risentono anche la missione filantropica e l'autorevolezza della Fondazione Carit, a fortiori considerando la sistematicità di simili erogazioni. 
Ecco perché adesso occorrono gesti riparatori dinanzi alla città e agli organi delle due fondazioni:
a) il vicepresidente della Fondazione Carit, unico titolare di significativi compensi in seno all'organizzazione cellule staminali, restituisce tutto alla ricerca scientifica;
b) quella parte del CdA che non ha verificato questi costi, si assume fino in fondo le proprie responsabilità, con un doveroso passo indietro.

Italia Nostra proseguirà nel fare comunque la sua parte e, a seguito di tale episodio e dopo aver attivato il Ministero dell'Economia, ora scriverà nuovamente agli organi di Vigilanza onde esaminare in profondità la ratio delle singole voci di uscita degli ultimi esercizi finanziari, appurando l'estraneità del CdA rispetto a eventuali conflitti di interesse e a favoritismi, individuando eventuali spazi per azioni di responsabilità.
La sensazione che ne ricava il cittadino resta quella del circolo chiuso, autoreferenziale e talvolta vagamente familistico: e fin quando la Fondazione non adotterà principi altrove comuni, a partire da 'trasparenza' dei percorsi decisionali in rapporto a un congruo 'monitoraggio e valutazione dei progetti sostenuti'; 'comparazione attraverso bandi', tuttora non effettuati; non avanzeremo di un centimetro.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni

Terni, 11 marzo 2014

Compensi e gettoni della Fondazione cellule staminali 2012 (fonte: CCIAA di Terni)
- Enrico Geraci (presidente): € 150,00 (gettoni)
- Francesco Quadraccia (vice presidente): € 23.606,97 (compenso + gettoni)
- Vincenzo Paglia (consigliere): € 150,00 (gettoni)
- Albano Agabiti (consigliere): € 30,00 (gettoni)
- Giovanni Bonanni (consigliere): € 120,00 (gettoni)
- Sandro Piermatti (consigliere)

domenica 9 marzo 2014

TERNI COME POMPEI: IL MEDIOEVO SI SBRICIOLA NEL SILENZIO GENERALE. IERI A TERNI I 'RESTAURATORI SENZA FRONTIERE' PER UN PROGETTO INTEGRATO


I crolli di Pompei sono l'apice di un fenomeno tristemente diffuso nel nostro Paese e, di conseguenza, anche a Terni, città che annovera un territorio ricco di patrimonio storico che attende un piano concreto di valorizzazione. E' ciò di cui si sta occupando Italia Nostra con il progetto "Save identities" che riguarda in particolare testimonianze storiche e torri medievali dislocati sugli speroni di Sant'Erasmo e Cesi, ivi compresa Rocca San Giovanni sopra Piedimonte, che si stanno letteralmente sbriciolando. A tale scopo è stato allacciato un primo contatto con la nuova realtà italiana Restauratori Senza Frontiere. Insieme ad alcuni esperti e a un gruppo di appassionati arrampicatori capeggiato dal ternano Massimiliano Massi, ieri si è constatato unitamente il grave stato conservativo delle fortificazioni e l'urgenza di avviare una serie di interventi provvisori, ma indispensabili per arginare ulteriori danni che rischiano di scalfire il volto di un territorio, come quello ternano, espressivo di un'identità dimenticata composta da una fitta maglia di fattori naturali e antropici. In tal senso le torri e le rocche sono documenti irrinunciabili - come il paesaggio che le circonda - e chiedono interventi concreti e improcrastinabili perché gli sia consentito di continuare a svolgere la loro funzione naturale ossia quella di tramandare la grande storia della "conca" ed essere finalmente fruibili dal pubblico rilanciando l'attività turistica di tipo escursionistico sul territorio. L'atteggiamento scelto si orienta perciò sulla valorizzazione delle strutture difensive medioevali inserite nel contesto paesaggistico naturale così da esportare il piano in altre zone del Paese come condizione essenziale per la protezione prioritaria su cui impostare un processo sostenibile di nuovo valore. Ora, quindi, la messa a punto del progetto che nasce dal basso, si autorganizza, punta dal particolare al generale, si muove dal punto in cui è nato per raggiungere le varie forme di eredità culturale, l'ambiente, il paesaggio intesi come beni comuni. Il progetto persegue scelte ragionate e altamente qualificate, con il saggio uso delle risorse e una piena fiducia nel coinvolgimento delle realtà locali che si facciano protagoniste e mecenati del proprio habitat nella convinzione che tutto si perde con l'indifferenza, tutto si guadagna con la conoscenza. Viste le pesanti condizioni in cui si trova il nostro Paese, non possiamo far altro che rimboccarci le maniche per difendere il nostro patrimonio e l'identità collettiva. L'uso oculato delle risorse disponibili e un programma di conservazione preventiva rallenterà il degrado delle strutture difensive medievali e assicurerà la fruibilità continuativa per lo sviluppo del turismo culturale ed escursionistico. Si propende quindi per un itinerario sentieristico dedicato alle rocche e alle torri che si aggiunga ai percorsi culturali urbani, indispensabili a soddisfare quel latente bisogno di autenticità dei cittadini. Questo perché Terni, che appartiene a quella regione da cui prese avvio nel 1975 il Piano pilota di Giovanni Urbani, non può trascurare il contesto in cui si trovano i beni culturali, ossia il loro ambiente. Una sana abitudine ancora troppo lontana dall'essere praticata specialmente laddove manca una "cultura" della prevenzione che genera situazioni-limite come quelle che interessano, ad esempio, la fontana di piazza Tacito, la cinta muraria urbana, le ville e i parchi storici, cui si aggiunge una serie di testimonianze fondamentali del patrimonio storico della "conca" in condizioni end of pipe. Tutto ciò genera bruttezza e mancato senso di civiltà.

Terni, 9 marzo 2014.

Giuseppe Cassio
Vice-presidente Italia Nostra Terni





SI ALL'AREA DI CRISI COMPLESSA, MA SOLO SE CONGIUNTA AL RISANAMENTO AMBIENTALE: BONIFICA COME NUOVA OCCASIONE DI SVILUPPO. INTANTO SU CHANGE.ORG 10.000 FIRME/24H: SI PUBBLICHINO I DATI PRECISI DEI CONTAMINANTI



Da qualche mese attori istituzionali locali e rappresentanti delle parti sociali parlano della possibilità o meno di richiedere al Governo lo stato di crisi complessa per il nostro territorio.
Il nostro particolare punto di vista consente di apprezzare tale proposta solo alla luce di un patto ancor più largo, che preveda l'urgente risanamento ambientale della Conca Ternana, a partire dal SIN 'Terni-Papigno', aree a rischio e di cui lo Stato medesimo impone un'urgente bonifica.
D'altronde, sebbene misconosciuta, la sanatio è un'opzione obbligata per la futuribile area di crisi complessa, soprattutto alla luce della richiesta già espressa nella c.d. 'Carta di Mantova' (ottobre 2013) dai 57 sindaci della rete SIN.
Costoro hanno infatti domandato al Governo il riconoscimento dello stato di 'crisi ambientale e sanitaria' per i loro SIN: è pertanto evidente come le crisi di Terni - complessa e ambientale/sanitaria - viaggino in parallelo. Il dibattito ne tenga conto.

E' d'altra parte necessario che, pur nel rispetto delle leggi vigenti e delle normative europee sulla concorrenza, lo Stato sia responsabilizzato, pro quota: quelle aree sono state nelle sue mani dagli anni '30 fino alla privatizzazione del 1994. Sarebbe un principio di diritto naturale, oltreché di buon senso, riconoscere il notevole contributo pubblico all'inquinamento, con espresso riferimento alla quantità impressionante di scorie e altro materiale fin lì accumulate dalla Terni 'di Stato' nelle colline a sud-est della città. Occorrono ora ingentissime risorse per la bonifica, leva di nuovo sviluppo e occupazione. Il Governo deve dunque fare la sua parte, così come i tedeschi di AST-TK, comunque costretti dalla logica degli eventi a investire sulla filiera del recupero scorie e a rinunciare all'assurda espansione verso la Cascata delle Marmore di discariche ormai sature.
E' poi necessario informare, informare, informare. Perché le Istituzioni non inviano una lettera informativa ai residenti su cosa sia un SIN? Su cosa significhi viverci dentro? Sul perché ne sia prevista la bonifica? I cittadini non sanno. Non va bene.
Ecco il senso della nostra richiesta alla presidente Marini affinché si pubblichino tutti i dati relativi alle concentrazioni di diossine e metalli pesanti negli alimenti.
Stamattina intanto, su Rai Radio Uno, nel corso della trasmissione 'Prima di tutto', la giornalista Elena Paba ha informato che, da carte ufficiali in suo possesso e relative al monitoraggio 2013 a Terni, è emerso che quattro prelievi di uova di galline su 22 erano inquinati sopra la soglia di massima tollerabilità: occorre perciò poter leggere meglio i numeri, costruire uno storico disaggregato dei dati, capire dove siano stati precisamente effettuati i prelievi, così da interpretare le tendenze in atto e adottare misure volte al contenimento dei contaminanti negli alimenti.
In trasparenza: sono già oltre 10.000 persone ad averlo chiesto in sole 24 ore con change.org, nota piattaforma internazionale di petizione on line. E la raccolta delle sottoscrizioni prosegue.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

domenica 2 marzo 2014

GALLERIA TESCINO, BENE CHE SIA TECNIS A PAGARE, MA ORA GUARDIAMO ALLA DISCARICA: SE NE FISSI LA DATA DI CHIUSURA E POI VIA ALLA BONIFICA


Le carte della Conferenza dei Servizi decisoria del 2000 parlano chiaramente: una pluralità di soggetti politico-istituzionali approvò all'unanimità (!) il tracciato dell'attuale Terni-Rieti. Nessuno di costoro può tirarsene fuori.
Per spendere il meno possibile, per far presto, si ricercò il percorso più corto, nonostante ci fosse in mezzo la discarica. Quei progetti - preliminare, definitivo ed esecutivo - furono dunque conosciuti e accettati da tutti, una sfilza di ingegneri e di amministratori, da quelli del Comune di Terni a quelli della Regione fino al Ministero dell'Ambiente.

La galleria 'Tescino' doveva d'altra parte essere un 'tubo chiuso', ma, se è vero che Tecnis ha effettuato un'impermeabilizzazione non a regola d'arte, diversamente da quanto richiesto nel contratto della stazione appaltante Anas, è altrettanto vero che la stessa discarica AST-TK non sembra del tutto impermeabilizzata: ora concentreremo le nostre attenzioni proprio su quest'area, considerando che, mentre sul pur non facile ripristino funzionale della galleria Tescino non ci saranno oneri a carico dello Stato, ma pagherà il costruttore Tecnis, doverosamente diffidato da Anas, sul destino di questa bomba ecologica, rappresentata dalla discarica, fonte di tutte le nostre preoccupazioni, prosegue un fragoroso silenzio, nè si capisce a carico di chi saranno le relative spese - quando mai la bonifica partirà: Regione, Provincia, Comune e AST dovrebbero invece fissarne la data di chiusura per poi procedere al doveroso risanamento, di concerto col Ministero dell'Ambiente. La pazienza di cittadini e associazioni è al limite.

Certamente risuonano come una presa in giro alcune parole pronunciate allora, in sede di Conferenza dei Servizi. Giustamente si sollecitava un rapido collegamento tra Terni Est e il piazzale merci AST: ebbene, 14 (quattordici) anni dopo non c'è niente! Non si sono nemmeno conclusi gli espropri, come emerso pochi giorni fa, mentre 500 TIR al giorno ingolfano la città e mettono in pericolo pedoni e automobilisti.

In conclusione, ex malo bonum, citando S. Agostino: il caso 'Tescino' fornisce il destro per aggredire finalmente alcune grosse criticità della Conca. Ne torneremo presto a parlare.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

Terni, 1 marzo 2014.

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