Abbiamo visto come la questione della partecipazione o meno all'operazione Clitumnus, alleanza di imprese ed enti regionali volti a entrare nel capitale della Banca Popolare di Spoleto, già commissariata dalla Banca d'Italia, rappresenti tuttora un momento di profonda riflessione da parte della città e, specialmente, dei soci e dell'intero Consiglio di amministrazione della Fondazione Carit.
Da una parte le ragioni del dubbio, motivate anzitutto da una non completa disclosure dei dati relativi all'effettivo stato economico-finanziario della BPS anche con riferimento alla qualità delle masse amministrate, a voler tacere dell'incertezza sul futuro contegno del Monte Paschi di Siena, qualora esso confermasse di uscire dall'investimento in BPS, un fatto che metterebbe in difficoltà la nuova Spoleto Credito e Servizi per via di pregressi accordi che impongono l'obbligatorio riacquisto da parte di Scs a prezzi molto elevati, col rischio di ricapitalizzazioni da parte dei partecipanti all'operazione Clitumnus. Su questi - e altri temi - la Fondazione non ha finora ritenuto di rispondere pubblicamente.
Dall'altra parte le ragioni dell'ingresso nella cordata Clitumnus, che consisterebbero essenzialmente nel salvaguardare la 'territorialità' dell'Istituto, le cui scelte verrebbero prese a Spoleto, in Umbria, e non, per dire, a Milano, col rischio del venir meno degli impieghi che, nel ternano, sarebbero assai consistenti da parte di BPS, con presumibile pregiudizio per famiglie e imprese locali le quali finora hanno contato su un'azienda che, fino al commissariamento, pareva svincolata da dinamiche ineludibilmente nazionali.
Esplicitate in estrema sintesi alcune rilevanti ragioni, la via resta stretta. C'è chi sostiene che tale dibattito non si sarebbe nemmeno dovuto aprire per una Fondazione bancaria, vista la legge cornice entro cui dobbiamo inscrivere questa storia: ex art. 3, c.2, D.Lgs. 153/99, "Non è consentito alle fondazioni l'esercizio di funzioni creditizie; è esclusa altresì qualsiasi forma di finanziamento, di erogazione o, comunque, di sovvenzione, diretti o indiretti, ad enti con fini di lucro o in favore di imprese di qualsiasi natura, con eccezione delle imprese strumentali e delle cooperative sociali (...)". E allora perché siamo giunti sin qui?
Quando Papa Benedetto XVI ha compiuto alcuni mesi fa il 'gran rifiuto', non pochi sono stati coloro che hanno interpretato quella decisione come esemplare. Secondo il filosofo Giorgio Agamben, la scelta di Ratzinger richiama con forza due principi essenziali della nostra tradizione etico-politica, valori di cui la società sembra aver smarrito consapevolezza: legittimità e legalità.
La crisi della nostra comunità - e delle sue istituzioni, di diritto pubblico e privato che siano - è così forte perché, secondo Agamben, riguarda non soltanto la legalità delle sue organizzazioni, ma anche la loro legittimità: non solo le regole e l'esercizio del potere, ma il principio stesso che lo fonda e legittima.
Fonti antiche legano l'abdicazione di Celestino V, lontano precedente nella storia pontificale, a cause già allora tangibili: l'indignazione di un Papa contro 'le baratterie e le simonie della corte'.
Nel nostro piccolo, in una Fondazione in cui appare chiare dove si intenda andare, chi diriga materialmente la macchina e se interessi, pure personali, entrino in gioco nella valutazione di scelte di simile importanza, occorrerebbe una superiore presa di coscienza non solo in merito alla legalità dell'agire quotidiano, che qui non si intende discutere, ma soprattutto sulla legittimità ossia sulle ragioni antiche, profonde e persino spirituali esistenti dietro l'istituzione 'Fondazione Carit': il suo presidente, oggi, tra aderire o non aderire alla cordata Clitumnus, ha pertanto l'irripetibile occasione di un gesto che rappresenterebbe una frustata morale a noi soci così come all'intera città, ricongiungendo e rendendo operanti i principi di legalità e legittimità, oggi entrambi svuotati. Tertium datur, stavolta.
L'esempio di Benedetto XVI ci parla. Esso attende non epigoni, ma audaci interpreti di visioni e tempi nuovi.
Andrea Liberati
Italia Nostra Terni - associazione socia Fondazione Carit
Terni, 8 novembre 2013.
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