Quale presidente di un'associazione inserita per Statuto nell'Assemblea dei Soci della Fondazione Carit e a seguito del dibattito avviato nei giorni scorsi a Palazzo Montani Leoni, ritengo doveroso fornire un contributo a futura memoria di un passaggio delicato come non mai nella storia dell'Ente.
Ci riferiamo, in particolare, alla possibile partecipazione della nostra Fondazione alla cordata Clitumnus, tesa ad acquisire la maggioranza di Banca Popolare di Spoleto, tuttora in amministrazione straordinaria della Banca d'Italia.
I criteri valoriali di questa eventuale iniziativa non possono non essere quelli che animarono gli illustri cittadini che nell'800 si adoperarono per fondare la benemerita Cassa di Risparmio di Terni e Narni. Anzitutto occorrerebbero necessari approfondimenti legislativi e normativi interni, con specifico riferimento ai paletti posti dal D. Lgs. 153/99, nonché ai criteri prudenziali di rischio che dovrebbero informare la gestione economica della Fondazione i cui mezzi, appunto, vengono da lontano e appartengono all'intera città. Il presumibile rating minimo di piani consimili sarebbe dunque investment grade, cioè 'BBB'. L'agenzia Moody's ha ritirato tre mesi fa le valutazioni assegnate a BPS: fin lì, i rating erano molto bassi. Caa2 sui depositi ed 'E', l'ultimo, quanto a solidità finanziaria. La società-veicolo dell'operazione, Clitumnus, è parimenti unrated, allo stesso modo di BPS. Detto questo, è bene poi capire e rappresentare pubblicamente i vantaggi che Terni ricaverebbe da tale proposta.
Lungi dal voler imbalsamare l'attività della Fondazione su modelli che potrebbero apparire oggi superati, tuttavia dobbiamo segnatamente porci alcune domande: un simile progetto è volto a generare redditività oppure la Fondazione Carit potrebbe anche essere costretta a ricapitalizzare, bruciando risorse? Si pensa di innestare in seno a BPS individualità di alto livello professionale e/o accademico, con grandi capacità manageriali, considerando che si tratta di un istituto con problemi gravi e tali da aver generato il commissariamento Bankitalia (Banca e SCS), oppure si produrrà un vieto notabiliato parapolitico? Quali personalità verrebbero mantenute nelle società del gruppo, nonostante le responsabilità e le amicalità pregresse? Entro quanti anni si crede di risanare BPS, dopo l'azione dei commissari? Terni avrebbe un ruolo significativo nel nuovo contesto regionale o rappresenterebbe un mero vaso di coccio? Quali potrebbero essere i dimostrabili benefici di tale progetto per Terni? E' stata chiamata una società internazionale di verifica per accertare la bontà dell'iniziativa oppure si è preso atto che non fosse opportuno, visti i € 366.000 di consulenze esterne iscritte nel bilancio 2012 della Fondazione Carit? Su un piano eminentemente culturale sarebbe inoltre utile comprendere come sia avvertita Terni in Umbria, considerando lo stato di abbandono del bene storico vincolato di 'Villa Palma', BPS proprietaria.
Una riflessione non banale andrebbe poi aperta sulla positiva ricaduta vagheggiata da tutti coloro che, assai giustamente, postulano la necessità di una banca 'vicina al territorio': ma, oltre a raccolta e gestione del risparmio, davvero oggi sarebbe possibile erogare maggiore credito a famiglie e imprese, visti i vincoli stringenti di 'Basilea 3'? In quale misura e come? E se i giornali riportano che il sindaco di Terni si sarebbe espresso favorevolmente su tale operazione, tuttavia non abbiamo sentito sottoporre queste e altre considerazioni all'attenzione della pubblica opinione e ai decisori onde ottenere le appropriate risposte e pervenire alla migliore scelta nell'interesse della nostra città.
D'altronde andrebbe anche enucleato meglio il senso di un passaggio precedente: Terni aveva già la banca 'vicina al territorio', istituto davvero locale e che, differentemente da BPS, presentava indicatori economici e patrimoniali addirittura migliori della controllante Intesa. La Fondazione, nondimeno, prima vendette una parte e, poi, tutte le residue quote della Cassa di Risparmio di Terni e Narni che, trasformata e fusa infine dentro Casse di Risparmio dell'Umbria, ora risponde a dinamiche più nazionali che locali, con immediate ristrutturazioni interne, depauperamento di funzioni dirigenziali e relativo taglio di personale sin dalla fine degli anni zero.
Adesso la Fondazione Carit, con l'operazione Clitumnus, sembrerebbe riconoscere che c'è stato qualche rilevante errore strategico nel recente passato. L'impressione è che, nonostante la buona volontà di parte del tessuto imprenditoriale umbro, a questo punto sia però difficile recuperare, perché le lancette della storia sono andate molto avanti e, soprattutto, senza attendere Terni.
Andrea Liberati
Italia Nostra Terni
Terni, 31 ottobre 2013.
Nessun commento:
Posta un commento