ENERGIA E TERRITORIO

ITALIA NOSTRA PROMUOVE UNA SERIA POLITICA ENERGETICA BASATA SUL RISPARMIO. CONTRARIA AL NUCLEARE, ITALIA NOSTRA RITIENE CHE LE RINNOVABILI SIANO UTILI MA NON DEBBANO DEVASTARE IL PAESAGGIO. Per saperne di più clicca qui.

venerdì 12 settembre 2014

[TERNI] IDROELETTRICO: DECINE DI MILIONI DI CANONI FINITI A PERUGIA. QUANTA RICCHEZZA NE E' TORNATA IN CONCA? ZERO?



Se fosse un film, sarebbe 'La stangata': chi la subisce è naturalmente Terni. Certo, un caso. L'ennesimo, ma pur sempre un caso.
Italia Nostra intende far luce sulle decine e decine di milioni di euro che sappiamo esser stati inviati alla Regione da Endesa ed E.On negli ultimi dieci anni a titolo di canoni di concessione per lo sfruttamento idroelettrico: quanto ne sarebbe tornato su Terni sotto forma di tangibili 'compensazioni ambientali', come di regola accade altrove?
Sono già in molti ad assicurare 'nemmeno un cent'.
Se così realmente fosse -e attendiamo al riguardo una puntuale risposta alla nostra PEC spedita lo scorso sabato notte, 6 settembre- sarebbe una grave vergogna che bisognerebbe spiegare anzitutto ai residenti di Terni.
In questa provincia infatti insistono gli impianti idroelettrici più importanti dell'Umbria e tra i più grandi del Centro Italia, per circa 1 Twh annuo di produzione: cosa ne ricaverebbe Terni?
Sembra che, nel 2001, dopo aver ceduto a stranieri di fatto la stessa Cascata delle Marmore, 'temporizzata' da 85 anni con l'elemosina delle ore (bene capire se sia stata pure diminuita la portata a fronte dell'aumento orario accordato dal concessionario di turno: già partita la PEC alla Provincia), staremmo regalando anche il nostro 'tesoretto' -i proventi delle concessioni- ad altri Ma perché?
Italia Nostra sfida la Regione dell'Umbria a dimostrare il contrario.
Tale tesoretto annuo è pertanto destinato a crescere enormemente in futuro, contribuendo a cambiare in meglio il volto di Terni. Presto spiegheremo perché.
Non solo: un ulteriore progetto di potenziamento della rete idroelettrica è stato presentato quasi tre anni fa, per una potenza installata di circa 200 MW aggiuntivi.
Ora, al di là del merito tecnico, a fronte di altri possibili giganteschi introiti per i concessionari, cosa ne guadagnerebbe concretamente Terni? Si pensa di proseguire con grandi svendite e corrispondenti elemosine?
Qualche amministratore locale è in grado di interpretare correttamente l'espressione 'accordi compensativi'?

Segue copia della prima richiesta di accesso agli atti via PEC, spedita il 6 settembre, ore 23.15, alla Giunta Regionale dell'Umbria e alla Direzione Ambiente regionale (alla Provincia di Terni per conoscenza);
segue copia della seconda e diversa richiesta di accesso agli atti via PEC, spedita il 7 settembre, ore 00.33, alla sola Provincia di Terni.
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ALLA REGIONE
Con la presente la sottoscritta associazione chiede ai sensi del nuovo D.Lgs. 33/2013, attuativo della legge 190/2012:
1) di ricevere i dati riguardanti l'ammontare economico globale versato alla Regione Umbria negli anni 2003-2013 dalle società pubbliche e private a titolo di canoni di concessione idroelettrica, differenziando tali introiti per provincia di competenza (Perugia-Terni) e per appartenenza o meno a grandi derivazioni idroelettriche;
2) di ricevere i dati riguardanti l'ammontare economico globale versato alla Regione Umbria negli anni 2003-2013 dalle società ENDESA e poi E.ON a titolo di canoni di concessione idroelettrica (provincia di Terni), esplicitando inoltre l'ammontare pagato dalle stesse per la sola concessione 'Galleto' (Terni) negli anni 2003-2013;
3) di sapere se e in quali puntuali termini economici -anno per anno, dal 2003 al 2013- gli importi di cui al punto 1) siano stati successivamente riassegnati sui territori delle province di Perugia e Terni;
4) copia del progetto della società E.ON relativo al potenziale nuovo bacino idroelettrico individuato dalla stessa tra Marmore, Miranda e i Prati di Stroncone (Terni), chiarendo infine lo stato di avanzamento della proposta medesima qualora fosse stato avviato un qualsiasi iter burocratico al riguardo.
Cordialmente

Andrea Liberati
Italia Nostra

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ALLA PROVINCIA
Con la presente la sottoscritta associazione chiede ai sensi del nuovo D.Lgs. 33/2013, attuativo della legge 190/2012:
1) di ricevere i vigenti disciplinari di concessione riguardanti le grandi derivazioni idroelettriche presenti in provincia di Terni, nonché eventuali accordi e/o patti aggiuntivi esistenti tra Provincia di Terni e la società E.On anche con riferimento a c.d. compensazioni ambientali previste su Piediluco e zona di Corbara;
2) di chiarire, dati alla mano, se all'aumento delle ore di apertura della Cascata delle Marmore, avvenuto negli anni 2000-2010, sia corrisposta una diminuzione della portata della medesima da parte di Endesa/E.On, eventualmente conosciuta dalle Autorità locali;
3) se, per Piediluco, le Giunte provinciali di Terni abbiano mai ordinato agli uffici -almeno negli ultimi dieci anni- una propria e puntuale valutazione e ricognizione del danno ambientale/materiale cagionato ai beni immobili dei residenti dalle variazioni di livello idrografico.
(...)
Cordialmente

Andrea Liberati
Italia Nostra

domenica 17 agosto 2014

[AMBIENTE] MENO DI DUE KM TRA LA CASCATA DELLE MARMORE E QUELLA DI SCORIE E VELENI: ECCO LE PRIME IMMAGINI DELLA TERZA DISCARICA PRETESA DA THYSSEN KRUPP, LAVORI IN CORSO CON ALCUNE ANOMALIE

Allargamento verso la Cascata delle Marmore in corso


Dissodato il terreno per la terza discarica

Impermeabilizzazione rattoppata

Scorie tra gli ulivi

Scorie incappucciate
Scarico discarica Valle color verde

Velocissimi a comunicare centinaia di licenziamenti, distruggendo il nostro tessuto sociale, ma persino più rapidi nel devastare l’ambiente. A Thyssen Krupp sembra ben poco importare della Valnerina e del sito naturalistico mondiale della Cascata delle Marmore: parlano da sole le prime immagini dei devastanti lavori in corso per costruire l’ennesima discarica TK, a nemmeno due chilometri dalle magnifiche acque cantate nei Grand Tour.
Sbancamenti pesantissimi, decine e decine di alberi abbattuti –si confronti l’oggi con le foto satellitari di Google Maps- tessuti di capping rammendati, pozzetti ove confluiscono preoccupanti liquidi verdastri, probabile percolato, un piezometro proprio laddove si prepara questa terza velenosa ‘montagna’ di rifiuti siderurgici, un cartello di cantiere senza descrizione alcuna, senza che siano stati fin qui minimamente risolti i gravissimi problemi determinati dalle altre due discariche (Pentima-Valle): in un simile caos si realizza il nuovo immondezzaio, dopo aver già disseminato mezza città con decine di milioni di tonnellate di scorie. Eppure il ciclo dello scarto industriale potrebbe essere chiuso ben diversamente, se solo l’azienda volesse investirci due lire. Invece è facile così, vero Thyssen Krupp?
Ai tedeschi, dunque, il profitto assoluto, possibile grazie al dumping ambientale accordato dalle autorità locali, a partire dalla donabbondesca e connivente presidenza della Provincia di Terni, competente per materia; agli italiani, segnatamente ai ternani, altri 100 anni di scorie al cromo, nichel, etc., riducendo definitivamente in cenere grandissimi appezzamenti, con prevedibili crescenti problemi sanitari, oltre al danno economico che fatalmente registreranno operatori turistici ed enogastronomici.

Il tutto in piena zona SIN, proprio laddove sarebbe dovuta partire la bonifica. Ma qui non si risana alcunché, sebbene i sensori registrino da tempo tassi elevati di metalli pesanti e di altri inquinanti nelle acque superficiali e profonde. E non esiste, nemmeno in sede governativa, uno studio idrogeologico certo e condiviso, mentre la stampa ci informa da anni su numerose indagini e processi relativi, guarda caso, alla malagestione di tali discariche. I campanelli di allarme sono risuonati tutti, ma si persevera nell’incoscienza, fino al naufragio collettivo prossimo venturo: di tutto questo e di altro saranno ancora una volta e senza indugi informati sia la locale Procura della Repubblica che il Ministero dell’Ambiente

 Italia Nostra Terni                        WWF Umbria
                                         Andrea Liberati                      Giuseppe Rinaldi



Terni, 13 agosto 2014

venerdì 15 agosto 2014

[TERNI] PIAZZA DELL'OLMO E UN ASSESSORE (TROPPO) ZELANTE



Nulla di più inedito dell’edito. Caro assessore Bucari, così lei forse avrà pensato, intervenendo nella contesa architettonico-identitaria su piazza dell’Olmo: contributo che sarebbe però stato plausibile se fosse avvenuto usando parole non solo più coerenti con la sua formazione da geometra, ma, soprattutto, citando puntualmente le fonti.
Non è infatti bello scoprire da Internet che brani del suo pezzo sono stati integralmente prelevati (leggasi copiati e incollati) dai siti on line dell’architetto Alessio Patalocco e di Homify.
Lei, tra altri dettagli, attesta che “L’idea centrale è stata infatti di coprire il pavimento con un “cielo stellato” rosa che evoca il culto della notte e le mitologie classiche”: un periodo estratto di sana pianta dai suddetti siti (http://www.alessiopatalocco.eu/architettura/39.html, http://www.homify.it/progetti/1451/piazza-dell-olmo-terni). Aggiunge inoltre che l’illuminazione rappresenta un “luogo di produzione artigianale di giorno e luogo di svago la sera”, ripreso anch’esso in modo pressoché pedissequo. Potremmo proseguire, ma sarebbe sconfortante.

Ecco: noi crediamo che i professionisti non abbiano alcun bisogno di difensori d’ufficio; di un simile patrocinio men che meno. Infatti soltanto il sostenere con parole proprie e originali l’altrui produzione intellettuale può significare comprenderla, rispettarla e persino valorizzarla. O, magari, solo riscattarne i limiti.
Le rammentiamo poi, a margine, considerando il ruolo di governo cittadino da lei ricoperto, che per mancata citazione delle fonti nei propri studi pregressi, più di un ministro, in giro per l’Europa, si è dovuto dimettere in tempi recenti.

Ecco: partiamo da qui, da questo anelito di sincerità, vivissimo in Italia specialmente nei confronti degli amministratori pubblici.
Solo così potremmo poi tornare sulle discrasie tra i rendering e l’effettiva esecuzione dei progetti o, ancora, su un centro storico che ha ormai decine di pavimentazioni diverse, decine di corpi illuminanti diversi, decine di cestini portarifiuti diversi o, ancora, sulla credibilità e l’autorevolezza di alcune Soprintendenze, le stesse che consentono un tale intervento su piazza dell’Olmo, ma lasciano parimenti abbattere le Orsoline solo qualche anno prima –e, talvolta, di peggio fanno in giro per l’Italia- Orsoline che rappresentano l’ultimo eclatante esempio dell’obliterazione storico-architettonico-monumentale invariabilmente in corso da 70 anni nel ternano, vicende su cui certune Soprintendenze hanno pesanti responsabilità, come dimostra pure l’imminente distruzione della passerella Telfer, primo passo di nuovi smantellamenti sul fronte dell’archeologia industriale.

Insomma, caro assessore, fratello ternano, proviamo a recuperare un approccio anzitutto autentico sui più rilevanti argomenti a ricaduta pubblica.
Magari scoprirà che potremmo contrapporci in serenità, arricchendoci tuttavia molto del libero confronto di idee, a prescindere dalle tesi di partenza. Un arricchimento viceversa precluso in casi come questo

                                                                                  Italia Nostra Terni

Terni, 15 agosto 2014

domenica 10 agosto 2014

[TERNI] PIAZZA DELL'OLMO E LA MEMORIA DIMENTICATA: PAVIMENTAZIONI DA RIPENSARE, INTERVENTO CHE CANCELLA LA STORIA. NON SI PROVI A FAR LO STESSO SU PIAZZA SAN FRANCESCO


Cantata da Furio Miselli, piazza dell’Olmo è uno dei pochi spazi ancora intatti della Terni pre-industriale che reca in sé testimonianze ineludibili intrise di memoria storica, a cominciare dalla morfologia di case di età tardo-medievale, per continuare con la palazzina ottocentesca, la fontanella, la pianta che vi attribuisce il nome e infine la chiesa di San Marco, uno degli edifici sacri più antichi della città, luogo caro ai frati Minori.
All’inizio della loro presenza a Terni, correva l’anno 1265, essi ottennero la possibilità di abitare nella canonica della chiesa di San Cassiano – quello che oggi conosciamo come “Cenacolo San Marco” – superando la promiscuità delle capanne arrangiate da san Francesco.
Un luogo storico, ancora intatto nella sua identità, ora non c’è più, violentato da un intervento riprovevole. In nome della destinazione odierna che l’ha battezzata come snodo del circuito ternano della ‘movida’, la riqualificazione non tiene minimamente conto dei valori immateriali racchiusi in quello slargo. Il progetto – dichiarato “esemplare”, ma che, a ben vedere, potrebbe esserlo davvero solo se applicato in altri contesti – ha finito per stravolgere il gusto estetico della piazza di per sé identitaria e ora caricata di significati “altri” assolutamente incompatibili con la storia di quello spazio. Ciò che poi dimostra assoluta inconsapevolezza è la pavimentazione: ci si domanda come sia possibile autorizzare un intervento del genere senza uno studio preliminare sulla morfologia storica che, sappiamo con certezza, era composta da materiali molto più congrui come il cotto e la pietra calcarea di Vascigliano, documentati in un saggio che la stessa Italia Nostra presentò negli anni Ottanta e che altre autorevoli personalità, come gli architetti Leonelli e Struzzi, hanno attestato nei loro studi.
Si dimostri allora l’opportunità di cancellare la memoria storica con lavori discutibili e in taluni casi impropri, come le orribili “vele” che ingombrano terribilmente la piazza e offendono il verticalismo degli alberi, creando una sensazione di disagio e di spiacevole oppressione. Un simbolo dell’identità cittadina – quella che in molti tendono a cancellare, forse perché non la conoscono affatto – ridotto ad un “patchwork lapideo, un nuovo episodio di obliterazione storico-culturale che impone per l’ennesima volta, magari prima che siano distrutte le residue testimonianze del passato, un richiamo forte a una presenza stabile sul nostro territorio da parte della Soprintendenza per i BBAAPP, gendarme di un patrimonio altrimenti destinato a morire nella trascuratezza fino, appunto, alla sua stessa completa rimozione, non di rado cagionata anche da inammissibili dinamiche clientelari.
Quel che preoccupa è che ora si vorrebbe intervenire strutturalmente su un altro luogo chiave della Terni medievale: piazza San Francesco e il sagrato del Santuario, cuore religioso del centro storico, che l’anno prossimo si accinge a celebrare il 750° anniversario dalla fondazione. Non permetteremo alcuno scempio su questa piazza, né interventi dissacranti della storia laica e religiosa della città.
Qualsiasi iniziativa del genere sarà ostacolata con richiesta di vigilanza immediata al Ministero dei Beni Culturali, facendo appello all’art. 45 del Codice dei Beni Culturali che tutela l'integrità della nostra storia, impedendo interventi che danneggino contesto ambientale e decoro. Piazza san Francesco dovrà piuttosto rappresentare il segno della conversione architettonica, un cambio di rotta improntato al rispetto e alla sensibilità nei confronti di valori immateriali e materiali che non possono essere svenduti da alcuno

                                                                                              Italia Nostra Terni


Terni, 10 agosto 2014

martedì 11 marzo 2014

FONDAZIONE CARIT E RICERCA SCIENTIFICA: DOPO IL CASO CELLULE STAMINALI, RESTITUZIONE DENARI E PASSO INDIETRO DEL CDA. RICHIESTA ALLA VIGILANZA LA VERIFICA DI TUTTE LE USCITE DEGLI ULTIMI ESERCIZI FINANZIARI


Come emerge da notizie di stampa, il prof. Angelo Vescovi non avrebbe compreso le ragioni delle recenti dimissioni del vicepresidente della Fondazione cellule staminali. Questi, vicepresidente anche della Fondazione Carit, secondo Vescovi garantiva 'l'operatività' dell'ente.
Sarebbe utile un'estesa disamina degli esiti degli investimenti di Fondazione Carit nella ricerca scientifica, ma non è questa la sede. Possiamo qui dire, quali soci dell'ente, di aver ritenuto meritevole di approfondimento ministeriale - Ufficio Vigilanza - alcune fattispecie, tra cui la relazione finanziaria della Fondazione Carit quale ente fondatore della Fondazione cellule staminali.
E' così risultato che, di € 100.000 che, annualmente, secondo i bilanci, la Carit indirizzava alle 'attività istituzionali' della Fondazione cellule staminali, almeno il 24/25% veniva assorbito dai suoi stessi 'organi istituzionali': ipoteticamente circa € 100.000 in quattro anni.
Considerando che in Italia i denari per la ricerca scientifica non ci sono o sono pochi, per quale ragione Fondazione Carit, in qualità di ente promotore della Fondazione cellule staminali, non si è opposta alla remunerazione di questo ulteriore CdA? Sono soldi sottratti alle speranze dei malati: a prescindere dall'eventuale norma positiva e dalla legge morale, ne risentono anche la missione filantropica e l'autorevolezza della Fondazione Carit, a fortiori considerando la sistematicità di simili erogazioni. 
Ecco perché adesso occorrono gesti riparatori dinanzi alla città e agli organi delle due fondazioni:
a) il vicepresidente della Fondazione Carit, unico titolare di significativi compensi in seno all'organizzazione cellule staminali, restituisce tutto alla ricerca scientifica;
b) quella parte del CdA che non ha verificato questi costi, si assume fino in fondo le proprie responsabilità, con un doveroso passo indietro.

Italia Nostra proseguirà nel fare comunque la sua parte e, a seguito di tale episodio e dopo aver attivato il Ministero dell'Economia, ora scriverà nuovamente agli organi di Vigilanza onde esaminare in profondità la ratio delle singole voci di uscita degli ultimi esercizi finanziari, appurando l'estraneità del CdA rispetto a eventuali conflitti di interesse e a favoritismi, individuando eventuali spazi per azioni di responsabilità.
La sensazione che ne ricava il cittadino resta quella del circolo chiuso, autoreferenziale e talvolta vagamente familistico: e fin quando la Fondazione non adotterà principi altrove comuni, a partire da 'trasparenza' dei percorsi decisionali in rapporto a un congruo 'monitoraggio e valutazione dei progetti sostenuti'; 'comparazione attraverso bandi', tuttora non effettuati; non avanzeremo di un centimetro.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni

Terni, 11 marzo 2014

Compensi e gettoni della Fondazione cellule staminali 2012 (fonte: CCIAA di Terni)
- Enrico Geraci (presidente): € 150,00 (gettoni)
- Francesco Quadraccia (vice presidente): € 23.606,97 (compenso + gettoni)
- Vincenzo Paglia (consigliere): € 150,00 (gettoni)
- Albano Agabiti (consigliere): € 30,00 (gettoni)
- Giovanni Bonanni (consigliere): € 120,00 (gettoni)
- Sandro Piermatti (consigliere)

domenica 9 marzo 2014

TERNI COME POMPEI: IL MEDIOEVO SI SBRICIOLA NEL SILENZIO GENERALE. IERI A TERNI I 'RESTAURATORI SENZA FRONTIERE' PER UN PROGETTO INTEGRATO


I crolli di Pompei sono l'apice di un fenomeno tristemente diffuso nel nostro Paese e, di conseguenza, anche a Terni, città che annovera un territorio ricco di patrimonio storico che attende un piano concreto di valorizzazione. E' ciò di cui si sta occupando Italia Nostra con il progetto "Save identities" che riguarda in particolare testimonianze storiche e torri medievali dislocati sugli speroni di Sant'Erasmo e Cesi, ivi compresa Rocca San Giovanni sopra Piedimonte, che si stanno letteralmente sbriciolando. A tale scopo è stato allacciato un primo contatto con la nuova realtà italiana Restauratori Senza Frontiere. Insieme ad alcuni esperti e a un gruppo di appassionati arrampicatori capeggiato dal ternano Massimiliano Massi, ieri si è constatato unitamente il grave stato conservativo delle fortificazioni e l'urgenza di avviare una serie di interventi provvisori, ma indispensabili per arginare ulteriori danni che rischiano di scalfire il volto di un territorio, come quello ternano, espressivo di un'identità dimenticata composta da una fitta maglia di fattori naturali e antropici. In tal senso le torri e le rocche sono documenti irrinunciabili - come il paesaggio che le circonda - e chiedono interventi concreti e improcrastinabili perché gli sia consentito di continuare a svolgere la loro funzione naturale ossia quella di tramandare la grande storia della "conca" ed essere finalmente fruibili dal pubblico rilanciando l'attività turistica di tipo escursionistico sul territorio. L'atteggiamento scelto si orienta perciò sulla valorizzazione delle strutture difensive medioevali inserite nel contesto paesaggistico naturale così da esportare il piano in altre zone del Paese come condizione essenziale per la protezione prioritaria su cui impostare un processo sostenibile di nuovo valore. Ora, quindi, la messa a punto del progetto che nasce dal basso, si autorganizza, punta dal particolare al generale, si muove dal punto in cui è nato per raggiungere le varie forme di eredità culturale, l'ambiente, il paesaggio intesi come beni comuni. Il progetto persegue scelte ragionate e altamente qualificate, con il saggio uso delle risorse e una piena fiducia nel coinvolgimento delle realtà locali che si facciano protagoniste e mecenati del proprio habitat nella convinzione che tutto si perde con l'indifferenza, tutto si guadagna con la conoscenza. Viste le pesanti condizioni in cui si trova il nostro Paese, non possiamo far altro che rimboccarci le maniche per difendere il nostro patrimonio e l'identità collettiva. L'uso oculato delle risorse disponibili e un programma di conservazione preventiva rallenterà il degrado delle strutture difensive medievali e assicurerà la fruibilità continuativa per lo sviluppo del turismo culturale ed escursionistico. Si propende quindi per un itinerario sentieristico dedicato alle rocche e alle torri che si aggiunga ai percorsi culturali urbani, indispensabili a soddisfare quel latente bisogno di autenticità dei cittadini. Questo perché Terni, che appartiene a quella regione da cui prese avvio nel 1975 il Piano pilota di Giovanni Urbani, non può trascurare il contesto in cui si trovano i beni culturali, ossia il loro ambiente. Una sana abitudine ancora troppo lontana dall'essere praticata specialmente laddove manca una "cultura" della prevenzione che genera situazioni-limite come quelle che interessano, ad esempio, la fontana di piazza Tacito, la cinta muraria urbana, le ville e i parchi storici, cui si aggiunge una serie di testimonianze fondamentali del patrimonio storico della "conca" in condizioni end of pipe. Tutto ciò genera bruttezza e mancato senso di civiltà.

Terni, 9 marzo 2014.

Giuseppe Cassio
Vice-presidente Italia Nostra Terni





SI ALL'AREA DI CRISI COMPLESSA, MA SOLO SE CONGIUNTA AL RISANAMENTO AMBIENTALE: BONIFICA COME NUOVA OCCASIONE DI SVILUPPO. INTANTO SU CHANGE.ORG 10.000 FIRME/24H: SI PUBBLICHINO I DATI PRECISI DEI CONTAMINANTI



Da qualche mese attori istituzionali locali e rappresentanti delle parti sociali parlano della possibilità o meno di richiedere al Governo lo stato di crisi complessa per il nostro territorio.
Il nostro particolare punto di vista consente di apprezzare tale proposta solo alla luce di un patto ancor più largo, che preveda l'urgente risanamento ambientale della Conca Ternana, a partire dal SIN 'Terni-Papigno', aree a rischio e di cui lo Stato medesimo impone un'urgente bonifica.
D'altronde, sebbene misconosciuta, la sanatio è un'opzione obbligata per la futuribile area di crisi complessa, soprattutto alla luce della richiesta già espressa nella c.d. 'Carta di Mantova' (ottobre 2013) dai 57 sindaci della rete SIN.
Costoro hanno infatti domandato al Governo il riconoscimento dello stato di 'crisi ambientale e sanitaria' per i loro SIN: è pertanto evidente come le crisi di Terni - complessa e ambientale/sanitaria - viaggino in parallelo. Il dibattito ne tenga conto.

E' d'altra parte necessario che, pur nel rispetto delle leggi vigenti e delle normative europee sulla concorrenza, lo Stato sia responsabilizzato, pro quota: quelle aree sono state nelle sue mani dagli anni '30 fino alla privatizzazione del 1994. Sarebbe un principio di diritto naturale, oltreché di buon senso, riconoscere il notevole contributo pubblico all'inquinamento, con espresso riferimento alla quantità impressionante di scorie e altro materiale fin lì accumulate dalla Terni 'di Stato' nelle colline a sud-est della città. Occorrono ora ingentissime risorse per la bonifica, leva di nuovo sviluppo e occupazione. Il Governo deve dunque fare la sua parte, così come i tedeschi di AST-TK, comunque costretti dalla logica degli eventi a investire sulla filiera del recupero scorie e a rinunciare all'assurda espansione verso la Cascata delle Marmore di discariche ormai sature.
E' poi necessario informare, informare, informare. Perché le Istituzioni non inviano una lettera informativa ai residenti su cosa sia un SIN? Su cosa significhi viverci dentro? Sul perché ne sia prevista la bonifica? I cittadini non sanno. Non va bene.
Ecco il senso della nostra richiesta alla presidente Marini affinché si pubblichino tutti i dati relativi alle concentrazioni di diossine e metalli pesanti negli alimenti.
Stamattina intanto, su Rai Radio Uno, nel corso della trasmissione 'Prima di tutto', la giornalista Elena Paba ha informato che, da carte ufficiali in suo possesso e relative al monitoraggio 2013 a Terni, è emerso che quattro prelievi di uova di galline su 22 erano inquinati sopra la soglia di massima tollerabilità: occorre perciò poter leggere meglio i numeri, costruire uno storico disaggregato dei dati, capire dove siano stati precisamente effettuati i prelievi, così da interpretare le tendenze in atto e adottare misure volte al contenimento dei contaminanti negli alimenti.
In trasparenza: sono già oltre 10.000 persone ad averlo chiesto in sole 24 ore con change.org, nota piattaforma internazionale di petizione on line. E la raccolta delle sottoscrizioni prosegue.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

domenica 2 marzo 2014

GALLERIA TESCINO, BENE CHE SIA TECNIS A PAGARE, MA ORA GUARDIAMO ALLA DISCARICA: SE NE FISSI LA DATA DI CHIUSURA E POI VIA ALLA BONIFICA


Le carte della Conferenza dei Servizi decisoria del 2000 parlano chiaramente: una pluralità di soggetti politico-istituzionali approvò all'unanimità (!) il tracciato dell'attuale Terni-Rieti. Nessuno di costoro può tirarsene fuori.
Per spendere il meno possibile, per far presto, si ricercò il percorso più corto, nonostante ci fosse in mezzo la discarica. Quei progetti - preliminare, definitivo ed esecutivo - furono dunque conosciuti e accettati da tutti, una sfilza di ingegneri e di amministratori, da quelli del Comune di Terni a quelli della Regione fino al Ministero dell'Ambiente.

La galleria 'Tescino' doveva d'altra parte essere un 'tubo chiuso', ma, se è vero che Tecnis ha effettuato un'impermeabilizzazione non a regola d'arte, diversamente da quanto richiesto nel contratto della stazione appaltante Anas, è altrettanto vero che la stessa discarica AST-TK non sembra del tutto impermeabilizzata: ora concentreremo le nostre attenzioni proprio su quest'area, considerando che, mentre sul pur non facile ripristino funzionale della galleria Tescino non ci saranno oneri a carico dello Stato, ma pagherà il costruttore Tecnis, doverosamente diffidato da Anas, sul destino di questa bomba ecologica, rappresentata dalla discarica, fonte di tutte le nostre preoccupazioni, prosegue un fragoroso silenzio, nè si capisce a carico di chi saranno le relative spese - quando mai la bonifica partirà: Regione, Provincia, Comune e AST dovrebbero invece fissarne la data di chiusura per poi procedere al doveroso risanamento, di concerto col Ministero dell'Ambiente. La pazienza di cittadini e associazioni è al limite.

Certamente risuonano come una presa in giro alcune parole pronunciate allora, in sede di Conferenza dei Servizi. Giustamente si sollecitava un rapido collegamento tra Terni Est e il piazzale merci AST: ebbene, 14 (quattordici) anni dopo non c'è niente! Non si sono nemmeno conclusi gli espropri, come emerso pochi giorni fa, mentre 500 TIR al giorno ingolfano la città e mettono in pericolo pedoni e automobilisti.

In conclusione, ex malo bonum, citando S. Agostino: il caso 'Tescino' fornisce il destro per aggredire finalmente alcune grosse criticità della Conca. Ne torneremo presto a parlare.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

Terni, 1 marzo 2014.

giovedì 13 febbraio 2014

DEPOSIZIONI PRISCIANO: RICHIESTA AMPLIAMENTO DELLA RETE DI MONITORAGGIO INDUSTRIALE

ARPA UMBRIA
Dipartimento Provinciale di Terni
DIREZIONE
Dott. Ing. Adriano Rossi
SEDE

Oggetto: deposizioni Prisciamo e alto livello di concentrazione di nichel, cromo, arsenico nei suoli. Necessario ampliamento della rete di monitoraggio industriale. Richiesta di copertura di alcuni siti sensibili.

Con la presente le sottoscritte associazioni rappresentano alla S.V. la necessità dell'ampliamento della rete di monitoraggio industriale in Terni, con particolare riferimento alle c.d. deposizioni.
In particolare, alla luce dell'alto livello di concentrazione di metalli pesanti registratosi presso il quartiere di Prisciano, gli scriventi richiedono la copertura di zone particolarmente sensibili quali:
  1. l'Istituto Comprensivo di Scuola Statale dell'Infanzia primaria e secondaria di I° grado "G. Oberdan";
  2. il parco Rosselli;
  3. il Polo Didattico-Scientifico universitario di Pentima;
  4. sul tetto delle Acciaierie AST-TK, onde misurare l'impatto ambientale delle c.d. emissioni diffuse, sul modello di quanto già effettuato dall'ARPA della Val d'Aosta, eventualmente anche calibrando la collocazione a fini di valutazione del grado di esposizione dei dipendenti dello stabilimento.
Si chiede altresì di videosorvegliare le aree di collocazione dei deposimetri, onde assicurare massima certezza nella raccolta dati.

Ringraziando per i servizi sinora svolti, si invita nondimeno ARPA Umbria a moltiplicare gli sforzi - anche in termini di risorse impiegate sul territorio - a beneficio della più attenta analisi della situazione ambientale della città di Terni, notoriamente bisognosa di massima attenzione su tale fronte.
Gli scriventi segnalano infine l'opportunità che un simile monitoraggio venga infine reso obbligatorio in sede di rilascio AIA, a totale o parziale carico dell'istante, evitando accuratamente possibili conflitti di interesse e ferme restando supervisione e gestione da parte di ARPA Umbria.
Nell'attesa di un concreto riscontro, si inviano cordiali saluti.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Amos Macinanti, WWF Umbria

Terni, 13 febbraio 2014.

dott. Andrea Liberati 348.360.11.35
dott. Amos Macinanti 338.86.48.712

martedì 4 febbraio 2014

[TERNI] QUARTIERE DI PRISCIANO, PARCO GIOCHI IN ZONA FORTEMENTE CONTAMINATA DA NICHEL E CROMO: IL SINDACO INTERVENGA SUBITO

Dintorni area parco giochi di Prisciano - razzolio di avicoli
Dintorni area parco giochi di Prisciano - razzolio di avicoli
Centralina di Prisciano (deposimetri in basso)
Parco giochi di Prisciano
Parco giochi di Prisciano
Salute in polvere
Nell'attesa che il primo cittadino di Terni assuma le iniziative necessarie per porre in sicurezza i suoli contaminati da nichel, cromo e arsenico, sottoponiamo all'Amministrazione comunale il caso del parco giochi per bambini collocato in area contigua (quindici metri c.a) a quella di rilevamento ufficiale ove ARPA Umbria ha constatato la presenza di livelli altissimi di metalli pesanti nelle deposizioni.
E' purtroppo prevedibile che i nostri piccoli, in buona parte del quartiere di Prisciano - e non solo - siano sottoposti da anni a concentrazioni elevatissime di elementi di natura altamente pericolosa. I più piccini oltretutto usano non di rado toccare e raccogliere la terra: ebbene sappiamo che tale comportamento, in un luogo simile, può trasformarsi in una rischiosa abitudine.
Ecco perché oggi chiediamo ufficialmente al sindaco di provvedere con urgenza, coinvolgendo però in subordine anche il prefetto: qualora il Comune non adottasse in tempo rapidi le misure più adatte, rimuovendo da subito il summenzionato spazio attrezzato per bambini, delimitando l'area di contaminazione dei metalli pesanti e vietando le relative coltivazioni e allevamenti su terreni e orti urbani interessati da tali fenomeni, incalzeremo direttamente il rappresentante del Governo perché, nell'ambito delle ampie prerogative che la legge gli attribuisce, sia questi a surrogare l'eventuale imprudente inerzia degli Enti locali.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

lunedì 27 gennaio 2014

BOZZA DI NUOVO STATUTO FONDAZIONE CARIT: DA UNA BREVE ANALISI COMPARATA EMERGONO NUMEROSE DEBOLEZZE. RISCHIO 'COMPITINO'


La bozza di nuovo statuto della Fondazione Carit appare debolissima. Aleggia il rischio del 'compitino'. Lo comprova un'analisi comparata degli statuti di altre prestigiose e ricche fondazioni bancarie italiane: Compagnia di San Paolo; Fondazione Cariplo; Fondazione Roma; e poi, a livello locale, anche le fondazioni della Cassa di Risparmio di Perugia e di Orvieto. Alcuni punti:

  1. L’articolo 1 del nuovo statuto postula coerenza coi principi contenuti nella Carta delle Fondazioni 2012 ACRI (Associazione delle Casse di Risparmio italiane). Tale Carta è un accordo vincolante tra tutte le fondazioni bancarie del nostro Paese: tuttavia a Terni la Carta resta disapplicata su numerosi e rilevanti temi. Non un accenno infatti alla ‘trasparenza’ dei percorsi decisionali, alla ‘comparazione attraverso bandi’ –tuttora non effettuati, diversamente da quanto accade presso le fondazioni suddette, che li hanno attivati molti anni fa. Nulla su ‘monitoraggio e valutazione dei progetti sostenuti’, a voler tacere delle carenze relative a ‘incompatibilità e ineleggibilità’, su cui poi ci diffonderemo al punto 3). Interessante notare che altrove gli statuti e, in subordine, i regolamenti, includono una formula, ripresa dalle linee guida Acri, in merito al dover assicurare la motivazione nella selezione delle iniziative da finanziare.
  2. Il numero dei membri dell’assemblea dei soci: la Compagnia di San Paolo ne ammette appena 21; la Cariplo 40; Fondazione Roma può accoglierne da 58 a 115; Perugia e Orvieto ne consentono fino a 100. Il problema è anche nel metodo scelto a Terni: negli esiti non sembra aderire appieno alle tendenze contenitive delle fondazioni ‘virtuose’ –i 130 qui previsti in luogo degli attuali 170 restano esorbitanti. Ci si affretta poi a tagliare alcuni, salvando altri. Perché allora non ridurre in modo più significativo, salvaguardando la rappresentanza, ma cancellando possibili consorterie?
  3. Ruolo della politica: mentre l’ACRI la tiene fuori, evitando ab origine intrecci che altrove hanno già condotto a situazioni di inaudita gravità, la bozza del nostro statuto sembra al contrario assai morbida sul punto. In tal modo, però, finisce per confliggere coi principi di quella stessa Carta ACRI cui dichiara di ispirarsi all’art. 1. Se infatti l’ACRI parla di incompatibilità con “qualsiasi incarico o candidatura politica (elettiva o amministrativa)”, il nostro nuovo statuto si limita tartufescamente a dichiarare incompatibili solo coloro che ricoprano un ruolo esecutivo/direttivo “dei partiti politici a livello nazionale”, con un’ulteriore declinazione di tale concetto che finisce solo per rendere più indecifrabile l’asserto. Via libera a eletti che non abbiano ruoli esecutivi nel partito, così come a eletti facenti parte dei gruppi misti? Porte aperte anche a semplici candidati e a consulenti politici? Sembra di sì: un articolo così redatto si trasforma in un cavallo di troia per politici e mestieranti vari.
  4. Metodologicamente superato il richiamo nello statuto, Comune per Comune, dei singoli territori interessati da eventuali interventi della Fondazione. Nota di colore: ci si è accorti che Alviano e Attigliano sono ‘priorità’ anche per la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto?
  5. La bozza, ai fini del limite del doppio incarico degli amministratori, finisce per autorizzare di fatto un terzo mandato, sia pure di due anni al massimo, in seno al Comitato di indirizzo e al CdA, in spregio alle disposizioni di cui al D. Lgs. 153/99. L’Autorità di Vigilanza sarà d’accordo?
Sarebbero anche altri i punti critici. Ci limitiamo a segnalarne alcuni: non un rinvio a eventuali regolamenti per la gestione del patrimonio, così come altre esperienze insegnano. Non un rinvio ad approcci socialmente responsabili negli investimenti, evitando incoerenze tra strumento finanziario scelto e missione filantropica della Fondazione. Non una parola su principi ormai altrove da tempo consolidati quali ‘obbligo di compartecipazione della spesa’, ‘non sostitutività’, ‘comunicazione’, ‘rendicontazione’, ‘innovatività’ e ‘non ripetitività’ delle proposte, ‘efficienza’ e ‘sostenibilità’.
Ebbene, senza una reale presa di coscienza dello iato esistente tra questo statuto e quelli di fondazioni bancarie anche a noi vicine, la Fondazione Carit presterà il fianco a critiche crescenti.
L’unica via praticabile è una rassegna delle buone e più diffuse pratiche, recependo principi altrove da tempo inverati con successo: forse sarebbe un po’ seccante, rompendo prassi consolidate. Ma almeno funzionerebbe, garantendo pienamente i soci, così come i destinatari degli interventi della Fondazione

Terni, 22 gennaio 2014 Andrea Liberati – Italia Nostra Terni

[TERNI] NICHEL E CROMO A TERRA, VALORI ABNORMI: INTERDIRE LA COLTIVAZIONE ALIMENTARE DEI TERRENI DI PRISCIANO E ATTORNO ALLA DISCARICA.


NICHEL E CROMO A TERRA, VALORI ABNORMI:
INTERDIRE LA COLTIVAZIONE ALIMENTARE DEI TERRENI DI PRISCIANO E ATTORNO ALLA DISCARICA. INDIVIDUARE UN SITO ALTERNATIVO A 'VALLE' INTERNAMENTE AL SITO DELLE ACCIAIERIE

Gli abnormi valori di nichel e cromo a terra, registrati in alcune zone del ternano grazie alle deposizioni certificate dall'ARPA e diffuse a fine dicembre 2013, vanno valutati molto attentamente dalle Autorità locali. Nichel e cromo rappresentano tipici marker dell'inquinamento da produzione siderurgica.
Abbiamo segnalato come, in particolare su Prisciano, nel corso dell'anno 2013 siano state rilevate concentrazioni di nichel mediamente circa dieci volte superiori a quelle previste dalla legge tedesca, riferimento internazionale rilevante anche per le ARPA italiana, con picchi mensili anche di 23 volte eccedenti la soglia della normativa benchmark.
E' trascorso un mese, ma la nostra denuncia non pare aver sortito effetto alcuno. Il sindaco, nella sua qualità di ufficiale sanitario, sta riflettendo su come mettere in sicurezza i cittadini?
Un primo strumento, dopo l'immediata perimetrazione dell'area di potenziale pericolo da parte di ARPA, potrebbe essere l'emanazione di un'ordinanza con cui interdire la coltivazione alimentare presso tutti i terreni, gli orti circostanti le Acciaierie, a iniziare da Prisciano. Non solo. Occorrerebbe provvedere del pari anche sui lotti prossimi alla discarica di Valle, la cui necessaria bonifica, dopo ben 15 anni, incomprensibilmente non riesce a partire.
Al riguardo è bene che le Acciaierie di Terni, all'interno del proprio sito produttivo, individuino con urgenza nuovi spazi per lo smaltimento dei rifiuti di lavorazione (c.a. 500.000 t/anno), vista la plateale nocività e costipazione dell'area attualmente utilizzata. Una nuova area, invece, da realizzare senza indugi e nel più rigoroso rispetto delle normative vigenti, prevedendo doverosamente il recupero industriale delle scorie, trasformandole in fattori in grado di conseguire importanti economie per l'azienda, ma anche utili benefici per l'ambiente e il paesaggio, coniugando in un meccanismo fortemente virtuoso le ragioni della salute e del lavoro nella Conca ternana.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

Terni, 27 gennaio 2014.

venerdì 10 gennaio 2014

TERNI-RIETI: PESANTI INFILTRAZIONI, CHIUDE LA GALLERIA TESCINO, COME ERA PREVEDIBILE. ANAS RENDA NOTA L'ANALISI DELLE ACQUE, IL COMUNE CHIARISCA PERCHE' LO SVINCOLO TERNI EST E' MONCO


Invitiamo Anas Umbria a rendere pubblici i risultati dell'analisi delle acque che ruscellando dentro la galleria Tescino - che temporaneamente chiude, come previsto - onde non solo ridimensionare i sospetti attorno alla loro pericolosità, vista la discarica sovrastante, ma anche per assicurarci che l'intervento programmato nei prossimi giorni non sia tale da doversi poi ripetere in un futuro prossimo: ad esempio, acque cromate sarebbero in grado di farsi largo altrove di nuovo, oltre a costituire un pericolo per gli stessi lavoratori del tunnel.
La chiusura della strada mostra anche quanto sia grave la mancata esecuzione dello svincolo-bretella di collegamento Terni Est - piazzale merci AST - Viale Breda, che peraltro le Acciaierie avrebbero anche cofinanziato: così si torna a ingolfare la città di TIR e autoveicoli che, diretti in Valnerina o nel reatino, vengono invitati a uscire a Terni Ovest, passando di fatto per Viale dello Stadio-Via Lungonera o Turati.
Circa 500 TIR al giorno che attraversano Via Bramante e Borgo Bovio, con grandi rischi per pedoni e automobilisti, mentre l'inquinamento non accenna a scendere.
Lo svincolo di Terni Est avrebbe risolto molti problemi e invece è rimasto lì, come una cosa lasciata in un angolo dimenticata, direbbe il poeta. Il Comune solleciti subito Anas Umbria a realizzarlo e chiarisca perché, a Terni-Rieti pressoché conclusa, manca ancora quest'opera, tanto fondamentale per AST così come per la qualità della vita di tutti i residenti.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

Terni, 10 gennaio 2014.

lunedì 6 gennaio 2014

FONTANA PIAZZA TACITO, RAPPORTO VENARIA REALE: ORA SI CAMBI METODO E SI CONVOCHI SUBITO L'ASSEMBLEA DEI SOCI. NO A FONDAZIONE-BANCOMAT. SI INTERVENGA SOLO DOPO L'ACCERTAMENTO UFFICIALE DELLE RESPONSABILITA'



Italia Nostra chiederà ufficialmente domani, a termini di Regolamento interno, che l'assemblea dei soci della Fondazione Carit sia urgentemente convocata a seguito delle notizie che stanno emergendo grazie al rapporto stilato dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale di Torino sui mosaici della Fontana di piazza Tacito.
Ribadiamo che la Fondazione, soggetta a una disciplina molto severa relativamente alla conservazione del proprio patrimonio, non può intervenire come un bancomat, con ingenti somme di denaro, se esistono - come esistono - precise e altrui responsabilità al riguardo.
Si congeli pertanto la fase del restauro del decoro musivo fino a quando non saranno ufficialmente chiarite le colpe di tale vergogna, che è diritto-dovere di tutti individuare, mentre la dirigenza della Fondazione sembra aver deciso di andare avanti lo stesso nonostante sia certamente mancata un'adeguata analisi preventiva del quadro generale, nonostante non si sia mai registrata la necessaria manutenzione programmata negli anni, nonostante il suo stesso assordante silenzio dinanzi al crescendo di atti vandalici perpetrati nel tempo contro quella stessa Fontana che oggi si vorrebbe recuperare.
Fin quando non si cambierà metodo, facendo anzitutto pagare chi ha sbagliato, siamo autorizzati a pensare, che quanto accaduto potrà ripetersi, tanto nessuno mai risponderà. L'Assemblea dei soci deve pertanto riunirsi anche per delimitare severi confini - materiali e morali - rispetto ai propri, futuribili, nuovi interventi, giungendo a prevedere la redazione di patti scritti con propri beneficiari, accordi la cui rottura imponga precise azioni di responsabilità, quale che sia l'interlocutore della Fondazione.
Dall'altra parte si ricorda a tutti gli interessati che non è possibile demolire i mosaici, se non attraverso l'autorizzazione del Ministero, eventualità cui Italia Nostra si opporrà con forza.

Andrea Liberati
presidente Italia Nostra Terni
ass.ne socia Fondazione Carit

Terni, 6 gennaio 2014.

venerdì 3 gennaio 2014

TUNNEL 'TESCINO' TERNI-RIETI, NUMEROSE INFILTRAZIONI DALLA VOLTA DI UN'OPERA NUOVISSIMA: E' PERCOLATO DELLA DISCARICA? PERCHE' NESSUNA BONIFICA DOPO MOLTI ANNI? STRADA A RISCHIO CHIUSURA?






Cattivi presagi dalle pesanti infiltrazioni che, in più punti, solcano il cemento della galleria 'Tescino' della superstrada Terni-Rieti, addirittura con un getto che, a circa 550 mt dall'imbocco sud e in precisa quanto sinistra corrispondenza con la sovrastante discarica, precipita dalla volta del tunnel sui veicoli in transito, ruscellando tra le corsie. Basta percorrere la galleria per rendersi conto della gravità della situazione.

Come noto, si tratta di un'opera di 1.500 metri, costata molti milioni, aperta al traffico appena due anni or sono: essa rappresenta la prima tappa di un itinerario di alto valore simbolico - perché, specie con l'inaugurazione di pochi giorni fa, rompe l'atavico isolamento tra i territori di Terni e Rieti - utile anche in termini molto concreti, considerando che rende la Valnerina fruibile ai turisti evitando di ingolfare le anguste strade della città di Terni.
Chi, però, conosce la storia di questa galleria - quella dei laghetti di veleni, delle acque al cromo esavalente affiorati anni fa durante lo scavo - è particolarmente preoccupato di quanto accade oggi. Alcuni osservatori ritengono infatti che, dalla discarica, il percolato si stia facendo implacabilmente strada. Se così fosse, saremmo dinanzi a un refluo in grado di corrodere progressivamente lo stesso calcestruzzo del tunnel. E la situazione potrebbe richiedere persino un risanamento strutturale onde evitare più gravi conseguenze, risanamento che stavolta dovrebbe spingere le Autorità a decontaminare davvero la sovrastante discarica, una bomba chimica che, lo ricordiamo, è inclusa da tempo tra i Siti di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche individuati su Terni dal Ministero per l'Ambiente, unitamente alle aree industriali dismesse di Papigno e Gruber-Centurini.
La vicende andrebbe poi inquadrata nel contesto locale, dove problemi analoghi sono stati e sono tuttora minimizzati da talune Istituzioni pubbliche. Bene ricordare il pregresso: dopo la scoperta nel 2008 di una falda contaminata dal cromo esavalente, emersa durante gli scavi del suddetto tunnel e riversata impropriamente nel Tescino, si registrò l'intervento della Procura della Repubblica di Terni. Vennero installati due impianti di trattamento, sistemi di filtraggio che poi, in soli 10 mesi, processarono ben 98.000 metri cubi di acqua 'cromata', altrimenti dispersi in modo assai diverso.
Si sta oggi ripetendo un fenomeno simile? Fu eseguito quanto tecnicamente possibile per evitare lo sversamento di percolato in galleria? Quali condizioni di sicurezza garantisce la discarica ai lavoratori e all'ambiente? Quali volumi di percolato sta trattenendo il cemento? C'è il rischio di intaccare acque sotterranee? Esistono rischi per la salute pubblica e per la sicurezza stradale nel tunnel?

E' evidente che, qualora tutto fosse confermato, AST-Thyssen Krupp, soggetto proprietario e gestore della discarica, dovrà agire senza indugi, considerando che si tratta di rifiuti da captare e smaltire secondo precise disposizioni di legge. Il percolato, ad esempio, non potrebbe finire a terra, né nella pubblica fognatura. Bene che ARPA, se non l'abbia già fatto, avvii subito i monitoraggi del caso, come già avvenuto in passato.

Terni, 3 gennaio 2014.

Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria

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