Cattivi presagi dalle pesanti infiltrazioni che, in più punti, solcano il cemento della galleria 'Tescino' della superstrada Terni-Rieti, addirittura con un getto che, a circa 550 mt dall'imbocco sud e in precisa quanto sinistra corrispondenza con la sovrastante discarica, precipita dalla volta del tunnel sui veicoli in transito, ruscellando tra le corsie. Basta percorrere la galleria per rendersi conto della gravità della situazione.
Come noto, si tratta di un'opera di 1.500 metri, costata molti milioni, aperta al traffico appena due anni or sono: essa rappresenta la prima tappa di un itinerario di alto valore simbolico - perché, specie con l'inaugurazione di pochi giorni fa, rompe l'atavico isolamento tra i territori di Terni e Rieti - utile anche in termini molto concreti, considerando che rende la Valnerina fruibile ai turisti evitando di ingolfare le anguste strade della città di Terni.
Chi, però, conosce la storia di questa galleria - quella dei laghetti di veleni, delle acque al cromo esavalente affiorati anni fa durante lo scavo - è particolarmente preoccupato di quanto accade oggi. Alcuni osservatori ritengono infatti che, dalla discarica, il percolato si stia facendo implacabilmente strada. Se così fosse, saremmo dinanzi a un refluo in grado di corrodere progressivamente lo stesso calcestruzzo del tunnel. E la situazione potrebbe richiedere persino un risanamento strutturale onde evitare più gravi conseguenze, risanamento che stavolta dovrebbe spingere le Autorità a decontaminare davvero la sovrastante discarica, una bomba chimica che, lo ricordiamo, è inclusa da tempo tra i Siti di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche individuati su Terni dal Ministero per l'Ambiente, unitamente alle aree industriali dismesse di Papigno e Gruber-Centurini.
La vicende andrebbe poi inquadrata nel contesto locale, dove problemi analoghi sono stati e sono tuttora minimizzati da talune Istituzioni pubbliche. Bene ricordare il pregresso: dopo la scoperta nel 2008 di una falda contaminata dal cromo esavalente, emersa durante gli scavi del suddetto tunnel e riversata impropriamente nel Tescino, si registrò l'intervento della Procura della Repubblica di Terni. Vennero installati due impianti di trattamento, sistemi di filtraggio che poi, in soli 10 mesi, processarono ben 98.000 metri cubi di acqua 'cromata', altrimenti dispersi in modo assai diverso.
Si sta oggi ripetendo un fenomeno simile? Fu eseguito quanto tecnicamente possibile per evitare lo sversamento di percolato in galleria? Quali condizioni di sicurezza garantisce la discarica ai lavoratori e all'ambiente? Quali volumi di percolato sta trattenendo il cemento? C'è il rischio di intaccare acque sotterranee? Esistono rischi per la salute pubblica e per la sicurezza stradale nel tunnel?
E' evidente che, qualora tutto fosse confermato, AST-Thyssen Krupp, soggetto proprietario e gestore della discarica, dovrà agire senza indugi, considerando che si tratta di rifiuti da captare e smaltire secondo precise disposizioni di legge. Il percolato, ad esempio, non potrebbe finire a terra, né nella pubblica fognatura. Bene che ARPA, se non l'abbia già fatto, avvii subito i monitoraggi del caso, come già avvenuto in passato.
Terni, 3 gennaio 2014.
Andrea Liberati, Italia Nostra Terni
Giuseppe Rinaldi, WWF Umbria
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