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lunedì 30 dicembre 2013

[TERNI] FONTANA DI PIAZZA TACITO, NULLA PIU' DA RESTAURARE, MOSAICI IRRECUPERABILI: NELL'INDIFFERENZA DI ANNI IL PECCATO ORIGINALE DELL'OPERAZIONE ODIERNA. BLOCCARE SUBITO I LAVORI, ACCERTARE LE RESPONSABILITA' E RIFLETTERE SULL'INTERO PROGETTO



Nel panorama di smarrimento e di profonda crisi in cui versa la città di Terni, la Fontana viene integrata alla precarietà del presente: mitizzata o desacralizzata, è lì a rappresentare lo stato di salute della città odierna. A livello storico-artistico non è la fontana realizzata nel 1933-1936 da Mario Ridolfi e Mario Fagiolo e semidistrutta dal bombardamento del 14 ottobre 1943, rifacimento d'autore, poiché coinvolse gli stessi artisti, opera che andava conservata con opportuna dovizia. Non è successo. La società cambia e, con lei, l'urbanistica; la Fontana, pensata per essere un punto di aggregazione, divenne rotonda stradale e vasca privilegiata per festeggiare impropriamente eventi sportivi.
Nel 1995 comunque si eseguì un lodevole restauro e, a proposito del mosaico, la ditta Arte e Lavoro sottolineò come "lo stato di degrado della decorazione musiva, realizzata in pietre naturali, è da collegarsi all'errato metodo di pulitura adottato nel corso degli anni: i ripetuti passaggi sulla superficie di soluzioni acide, hanno infatti, causato una corrosione differenziata del materiale lapideo, in relazione alla natura mineralogica, sciogliendo la parte costituita in carbonato di calcio".
Oggi veniamo ufficialmente a sapere che i mosaici sono irrecuperabili, poiché, dopo il restauro del '95, l'approccio manutentivo è stato esattamente lo stesso ed è questo il peccato originale della bislacca operazione cui si è dato il via: come abbiamo già scritto lo scorso agosto, la Fondazione, che tanto aveva contribuito al restauro del '95, non ha mai denunciato pubblicamente lo stato delle cose, non ha mai levato nemmeno grida di manzoniana memoria verso Istituzioni totalmente disinteressate, nonostante la devastazione in atto, né ha mai richiesto un protocollo scritto per la manutenzione. Eppure già una volta furono investiti soldi di tutti i ternani, che però, non a caso, hanno vivacemente protestato. Sarebbe poi paradossale se la Fondazione Carit intervenisse con altre risorse senza aver considerato l'inesistente stato conservativo delle decorazioni, il che autorizzerebbe a pensare che sia mancato anche un adeguato studio preventivo rispetto alla grancassa che ne è seguita.
Come detto mesi fa, la Fondazione Carit non è un bancomat; e il Comune, per parte sua, risponderà alle Autorità preposte di uno scempio scientemente continuato per troppo tempo, gravissimo degrado non così diverso da quello odierno di Colle dell'Oro, del teatro Verdi e di numerosi altri beni pubblici.
Non sarebbe stato saggio, come ricordava, inascoltato, Giovanni Urbani, avviare un processo di manutenzione programmata, da noi impraticabile non tanto per mancanza di fondi, ma per l'assenza di una simile cultura? Era necessario ricordarsi della fontana solo oggi? E cosa fare ora?
Anzitutto affermare la verità sul passato, accertando le relative responsabilità pubbliche, chiarendo chi debba accollarsi i costi di questa distruzione. Si proceda intanto all'immediato blocco dei lavori, riflettendo sull'intero progetto con le istituzioni preposte alla tutela, aprendo alla discussione anche le associazioni locali che si occupano di coadiuvare lo Stato nello svolgimento della propria funzione.
Una cosa è chiara: se il rifacimento del 1961 non rende più l'unità artistica della fontana e quindi ci ritrovassimo davvero di fronte a una soluzione dolorosa, come quella di un mosaico da ricostruire - una copia o, peggio ancora, un dispendiosissimo falso - sarà il momento di chiedersi senza polemiche se la fontana in sé rappresenti ancora un "simbolo" della città o vada annoverata come un'opera desueta. Se la risposta pende sulla prima soluzione, allora dovremmo fare di tutto per restituire la forma ideale al monumento che però dovrà godere di maggior rispetto a cominciare dallo spazio che lo circonda, piazza Tacito, talmente deprimente da costringere qualsiasi amministrazione a un pronto ripensamento in seno alla valorizzazione delle testimonianze architettoniche che lo compongono. 

Italia Nostra Terni

Terni, 30 dicembre 2013.

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