Bene la marcia indietro del Comune di Arrone rispetto alla centrale a olio di colza: un impianto che avrebbe certo fatto parlare della Valnerina in modo diverso rispetto all'oggi.
Quel che preoccupa è però la crescente recezione acritica delle amministrazioni comunali rispetto a progetti del tutto incoerenti con politiche territoriali e ambientali sostenibili, fortemente necessarie in aree dagli equilibri particolarmente fragili come le nostre.
La vicenda di Arrone è infatti solo l'ultima di una serie di proposte altamente speculative che, facendo leva sui massicci incentivi statali alle biomasse, sono spuntate come tossici funghi nelle campagne umbre, finora generalmente integre.
Invece, da qualche tempi, c'è chi tenta di comporre sgradevoli trame sopra i destini delle nostre comunità. E' un filo sottile a unire Arrone, Avigliano Umbro, Montecchio - solo per restare nella campagna meridionale umbra -, tacendo in questa sede della grave e ancor oggi irrisolta vicenda dell'inceneritore "a biomasse" di Terni; è un filo teso che trova nella debolezza delle Amministrazioni locali -troppo spesso lasciate sole- quegli interstizi, quelle improbabili sponde, che consentono quel che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato impossibile da queste parti.
Mance un'informazione capillare alla cittadinanza. Mancano studi seri da parte degli organi statuali che dovrebbero invece agire conformemente al principio di precauzione. Manca la divulgazione dei rischi, dei pericoli, dell'impatto di tali impianti sulla salute umana.
Poi, nel momento in cui la comunità viene a conoscenza di questi progetti, talvolta dissimulati, sale la rabbia e iniziano le marce indietro: oggi è accaduto ad Arrone, ma la scorsa estate è successo lo stesso a Montecchio i cui residenti si fecero ascoltare fino in Parlamento, riuscendo a far sì che le imprese interessate rinunciassero alla licenza (di inquinare?).
Sempre più rari sono i membri che nelle istituzioni locali reagiscono, mentre fortissima diventa la mobilitazione di tanti cittadini variamente associati, con petizioni, referendum e ricorsi in sede giuridico-amministrativa. Non mancano poi azioni di contrasto anche da parte dei Comuni contigui a quelli direttamente interessati, come è regolarmente accaduto nei tra casi citati. E' possibile andare avanti così?
WWF e Italia Nostra chiedono al presidente della Provincia e al Prefetto di Terni un adeguato coordinamento con tutti i sindaci al fine di attivare un monitoraggio e un orientamento che consentano di prevenire nuovi attacchi al territorio e ai suoi abitanti, con particolare riferimento al caso tuttora aperto di Avigliano Umbro. E chiedono alla Regione di modificare la normativa dell'Umbria, follemente liberalizzatrice nei confronti di impianti non certo "puliti" come si vorrebbe far credere.
WWF Terni, Giuseppe Rinaldi
Italia Nostra Terni, Andrea Liberati
Terni, 20 febbraio 2013.
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