E’ primavera: prosegue senza
sosta la fioritura di c.d. centrali a biomasse in Umbria.
Mentre il Paese ha già una
potenza installata pari al doppio dell’effettivo fabbisogno di energia, alcuni
speculatori, talvolta di incerta individuazione e provenienza (caso Arrone),
sfruttando grassi incentivi pubblici colgono al volo la possibilità di
arricchirsi alle spalle del nostro patrimonio paesaggistico e ambientale, con
pesanti conseguenze a carico dell’ecosistema, dalle acque agli animali da
allevamento, presumibilmente ammorbati ancor di più rispetto a oggi.
Accade dunque che, nella sola
provincia di Terni, le cavie, cioè la
popolazione residente, combattano –totalmente inascoltate da gran parte della
politica- contro gli impianti di Arrone, Avigliano Umbro e, ora, anche Guadamello/San
Vito, quest’ultimo fortunosamente non ancora autorizzato. E per un giorno
non parliamo di quel che si registra nella Conca ternana: siamo circa 150.000
cavie dell’intollerabile inceneritore Acea e, perché no?, presto anche del
redivivo Printer. Al riguardo, un avviso ai naviganti: stavolta vi chiederemo i
danni.
Del resto, da tempo, siamo al “Cade il mondo? E io mi scanso!”: è questa
la dozzinale filosofia che anima molte amministrazioni
locali, silenti perché non di rado corresponsabili nel favorire soggetti
che producono solo frutti avvelenati, a sfavore dei territori presi di mira per
tali affari.
Allo stesso modo tacciono quasi tutti i politici della Regione, omertosi così come
richiede il codice di compagni & compari.
Tacciono molte associazioni dei
rappresentanti delle attività economiche e dei lavoratori, che non riescono a discernere
le vere opportunità imprenditoriali e occupazionali da quelle totalmente
fittizie, nonché temerarie a livello sanitario, a voler tacere degli effetti
che tali ignobili iniziative avranno sul fronte turistico, manipolative, quali
sono, del profilo identitario storico dell’Umbria.
Dinanzi a un atteggiamento generale di stile non dissimile da quello
tipicamente mafioso, Italia Nostra dell’Umbria sta doverosamente alzando la
voce, come è stato dimostrato lo scorso sabato con la manifestazione nazionale di
Orvieto. I files aperti, anche in provincia di Terni, restano molti:
1) vogliamo sapere chi si nasconde dietro la società lussemburghese
che ‘brucerebbe’ supposto olio di colza nella verde Valnerina ad Arrone. Vogliamo conoscere i soggetti –anche italiani-
che hanno messo in piedi quest’idea assurda, ma anche sapere dove costoro,
dopo aver intossicato il nostro territorio, pagherebbero le tasse: in
Lussemburgo, per caso?
2) Che dire delle bugie sul teleriscaldamento che partirebbe
con la centrale di Avigliano Umbro, eco delle stesse menzogne pronunciate
quasi venti anni fa per ammantare di presentabilità l’inceneritore Terni En.A.?
3) Sulla centrale di Guadamello/San Vito, Italia Nostra apprezza l’idea di
quelle forze che, attraverso una petizione,
intendono coinvolgere i Consigli Comunali di Narni e di Otricoli per
evitare che tale area, tuttora integra, della sponda umbra del Tevere sia
compromessa per sempre, a dispetto delle emergenze archeologiche della zona e
dell’esondabilità dei lotti interessati. Intanto i valori immobiliari locali
saranno in prevedibile picchiata.
L’assessore regionale Rometti,
competente per materia, è ormai un interlocutore dimezzato sia per Italia
Nostra che per il Coordinamento umbro dei 47 Comitati civici a tutela dell’ambiente.
Tutti insieme ne abbiamo
giustamente richiesto le dimissioni: lui è ancora lì. Perché questa Regione, con i suoi ridicoli padrini, difende opachi
interessi di pochissimi, conculcando
i diritti di cittadini ridotti a cavie che sarebbero la gioia del dottor
Mengele?
Andrea Liberati
Italia
Nostra Terni
Nessun commento:
Posta un commento