L'idea avanzata dal Soprintendente archeologico, dott. Mario Pagano, di procedere a copia del Telamone, è senz'altro accettabile se coniugata al rispetto che si deve a quella comunità - la nostra - presso la quale esso spuntò oltre 40 anni or sono.
Rispetto vuol dire immediata restituzione del bene. Non c'è alcun compromesso da siglare, perché il Telamone è stato sottratto alla città anni fa, nella dichiarata attesa di individuare qui i locali giusti. Ma quei locali già esistono, così come da circa un secolo esistono mezzi in grado di riconsegnare in totale sicurezza il Telamone a Terni, visto che da Terni era stato portato via su gomma, mentre una statua come il Germanico, ancor più imponente, è rimasta ad Amelia - dopo una grande lotta.
Non intendiamo pori sul piano degli amici amerini, magari recandoci in massa a sollecitare il Soprintendente Pagano, che, peraltro, ha la stima di Italia Nostra anche per la tenacia con cui si muove nel sito archeologico di San Valentino: desideriamo soltanto che il dott. Pagano sia conseguente alla riverente nouvelle vague che egli stesso ha intrapreso nei confronti di Terni. Questi operi dunque per l'immediata resa della statua e inviti studenti e ricercatori ad avviarne la riproduzione presso la nostra città, attivando un percorso di valorizzazione culturale che potrebbe portare inattesi benefici alla comunità, dando vita a una Scuola-laboratorio di scultura. Siamo convinti che il Comune comparteciperebbe delle eventuali spese. A ogni modo resta necessario un respiro più ampio da parte delle amministrazioni locali, così come segnalato mesi or sono dal vicepresidente di Italia Nostra, dott. Giuseppe Cassio:
un simile evento va pianificato nelle sedi giuste, con rigore metodologico e non come episodio occasionale. Il semplice gesto di restituzione non creerebbe esternalità, se fosse isolato nel desertico recito del campanilismo. Non servirebbe a nessuno, qualora appagasse aridi appetiti politici.
In questo senso l'assessore alla Cultura del Comune di Terni, Simone Guerra, dovrebbe anzitutto procedere a incontri più sistematici con Soprintendenti e dirigenti periferici del Ministero dei BB.CC., segnalando l'opportunità di un serio monitoraggio dei reperti giacenti da decenni nei magazzini della Soprintendenza, finiti persino a Roma, pianificandone a ogni livello la ricollocazione a Terni. Né è possibile che Terni non abbia o, meglio, non possa ancora impiegare un magazzino statale, diversamente da località minori della nostra stessa regione. E' essenziale allargare gli sguardi a un patrimonio culturale bistrattato, assurdamente abbandonato da troppo tempo, sepolto sotto la coltre dell'indifferenza rispetto a una ricca e antica identità - la nostra - finora utile soltanto ad arricchire musei, gallerie e città altrui.
Andrea Liberati
Italia Nostra Terni
Terni, 26 settembre 2013.
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