mi sarei atteso che, nel mio cv, lei avesse menzionato la mia manifesta militanza americana a favore di un campione della sinistra mondiale, quel Barack Obama evidentemente lontanissimo da lei, al quale però il sottoscritto dedicò un brano di vita e un libro. Lei, nei miei riguardi, si è invece fermato a una sorta di primo amore, Melasecche, trascurando però il fatto che io non sono un soldatino di nessuno e di nessun partito, mentre lei, con queste parole sguaiate, rivela di esserlo ancora, pur nell'età matura.
La politica di Obama è stata un sogno che tanto prometteva al mondo. Non importa che poco sia cambiato: importa averci provato, volando da quelle parti per vivere un'esperienza unica. Lei ha mai provato a cambiare qualcosa della sua esperienza?
Per parte mia, rinunciai volentieri al mio bello - e unico - stipendio in Regione, mentre tanti vi si attaccavano, alcuni forzando concorsi, altri accedendo al privilegio della quota riservata, altri ancora elemosinando qua e là qualcosa dalla politica. Lei ha mai rinunciato al suo eccellente stipendio da dirigente medico, a qualche ricca pensione parlamentare?
Il trapianto in terra 'americana' - per lei forse lunare - in poco tempo mi ha restituito tutta la libertà di cui, probabilmente, la sua intera vita non ha mai goduto. Oggi sono una persona libera, sindaco. Libera di giudicare. Libera di dire che la Festa Democratica mi piace, la frequento 'da sinistra', ma aggiungendo anche che quel posto è sbagliato. E lo dicono in tanti, sebbene poi si ritrovino là.
E' la mia libertà, che si nutre di verità cristiana e dunque di valori universali, di ideali transnazionali, ma anche del Liceo Classico cui tanto devo, come tanto devo alla città e alla stessa sinistra che l'ha saggiamente amministrata per molto tempo dopo la guerra.
Lei, invece, non ha colpe, sindaco, per aver frequentato sempre le stesse abitudini, gli stessi percorsi, gli stessi vestiti, gli stessi tavoli, come direbbe il poeta. E' la sua vita. Ma non la imponga.
L'unica sua vera colpa, sindaco, è nel constatare come ella non abbia afferrato l'essenza profonda dell'impegno a servizio della città, della ricchissima storia di Terni che lei non sembra sentire, né vedere: se a lei non interessano le residue mura antiche - ad esempio banalmente sbrecciate dopo la distruzione delle Orsoline - se non la toccano i reperti archeologici di S. Valentino - mai visto negli ipogei, nemmeno per sbaglio - se a lei sembra nulla che sulla Passeggiata esista 'solo' il vincolo monumentale (ex lege n. 364/1909), ci spiace un po' per la sua persona, ma soprattutto per Terni.
Sulla Passeggiata lei interviene a gamba tesa anteponendo ragioni di partito a quelle culturali; eppure dovrebbe essere anche il sindaco di chi ha ottimi motivi, anzitutto di legge, per ritenere che certe aree della città, delicatissime, vadano preservate e non sottoposte a indebite pressioni.
D'altronde, così ragionando, perché non tenere una fiera permanente alla Passeggiata? Perché non trasferirvi il mercatino del mercoledì o quello di Natale? Perché non lasciarvi stand tutto l'anno? Semplicemente perché non si possono fare. Perché ad altri non sarebbe consentito. Ecco perché è venuto il momento di rinunciare alla sagra-festa in Passeggiata, che resta bella in sé e non per la location.
Se intende valorizzare il parco, per cominciare, renda attrattivo l'anfiteatro romano, lo inondi di eventi lungo l'intero anno: gli ingressi sarebbero controllati e di Terni si parlerebbe in modo nuovo.
In merito alle prese di posizione di alcuni sacerdoti sul tema della Passeggiata (il Duomo vi è contiguo), certamente la parola dei chierici infastidisce chi era abituato a trattare la Diocesi come propria appendice - lei non sarebbe tra questi - con le conseguenze che ormai tutt'Italia purtroppo conosce. A maggior ragione oggi è dunque indecente il suo attacco alla Chiesa, ma anche alle associazioni, alle persone, a chi ha solo il proprio dovere, laico o ecclesiastico che sia. Quanto alle 'oscure' ragioni per le quali i danni si denunciano solo oggi, credo che lei dovrebbe prendere contatti con il precedente direttore tecnico della Diocesi.
Eccoci dunque al vero punto ineludibile della storia odierna di Terni, che è un pezzo tristemente simbolico di quest'Italia in declino: troppa corruzione, troppe falsità, troppi assordanti silenzi, troppi appeasement, con ricadute pesantissime su ogni fronte. Nessun progresso. Un degrado morale che danneggia tutto, stato dei beni culturali inclusi.
Italia Nostra chiede pertanto al sindaco di Terni un'operazione verità, ormai non più rinviabile: visto quanto sta emergendo sulla stampa dagli intrecci tra alcuni ex dirigenti diocesani, alcuni consulenti, alcuni imprenditori, alcuni politici, connessi a vario titolo con la passata e presente amministrazione, visti i vari fronti aperti in Procura, non crede che la città retroceda ulteriormente se la sigilliamo nell'omertà, nella collusione, nella menzogna, nell'illegalità?
Non crede che, come primo cittadino di una comunità toccata così tanto dalla degenerazione, la giustizia abbia bisogno della sua personale testimonianza, eliminando così il rischio di possibili coperture anche politiche su questo disastro?
Ciò renderebbe ragione della sua intelligenza, della sua formazione, delle lotte nobilissime dei padri della nostra sinistra che mai avrebbero voluto un affarismo così dilagante, tanto in città quanto in Italia.
Non sente pulsare forte l'istinto primigenio dell'onestà intellettuale?
Non pensa che sia meritorio anche a vantaggio dei tanti giovani che se ne sono andati da Terni e dall'Italia, stanche di tante vergognose manfrine per l'interesse di pochissimi?
Inutile che alcuni proseguano nello stendere le menzogne sul letto di Procuste: di certe vicende parla ormai apertamente l'intera nazione.
Parliamo finalmente di questi temi in uno dei prossimi eventi programmati per la Festa.
Sindaco, abbatta quest'ultimo taboo, anche se comprensibilmente sarà tutt'altro che una... Passeggiata.
Andrea Liberati
Italia Nostra - Terni
Terni, 26 agosto 2013.
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