La vicenda delle ridicole tegole di fornace messe come un cappello stonato sulla antichissima Chiesa di S, Francesco si tinge adesso di giallo. Esperti d’arte, professionisti del settore, associazioni culturali e moltissimi cittadini, dimostrando uno spiccato amore per la propria città, hanno avuto il coraggio di alzare la voce per denunciare una vera a propria violenza che si stava perpetrando a danno del comune senso estetico e della coscienza collettiva. Sembrava che un redivivo Marinetti, avesse coperto a bella posta il tetto della chiesa come una sorta di provocatorio manifesto futurista: tanti maccheroni, appena trafilati, dalla forma palesemente perfetta e dal colore altrettanto sgargiante. Il Soprintendente Regionale ai Beni Monumentali, Capo dell’Ufficio, Arch. Anna di Bene, informata del fatto, ha effettuato un sopralluogo e non ha potuto far altro che condividere le ragioni della protesta, bloccando quel tipo di lavoro, iniziato senza specifica autorizzazione, ma consentendo l’immediata ripresa con materiale più rispettoso del contesto storico ed artistico. Perché, allora, continuano le polemiche? Perché si tenta di difendere l’indifendibile?
- Si è detto che coppi e tegole vecchi non fossero del 1200 e quindi coevi alla Chiesa. Osservazione ovvia quanto banale, ancor più sciocca però la soluzione imposta: fra le due è migliore quella che preferisce utilizzare, per quanto possibile, il materiale esistente (in gran parte fatto a mano) ben armonizzato con il contesto oppure una partita sgargiante di fornace?
- Si è aggiunto che le prime valessero quindi poco in quanto in pratica inutilizzabili. Quante bugie! Come mai allora invece di essere gettate fra il materiale di risulta da portare in discarica sono state gelosamente confezionate e numerate in contenitori pronti a cederle al miglior offerente? Tutti sanno che ormai materiale del genere non si trova facilmente e che ogni pezzo costa almeno il doppio di quelle esposte nei cataloghi delle industrie produttrici.
- E’ stato osservato che le tegole epurate si sarebbero spostate ad ogni stormir di ali dei diabolici piccioni. Solo qualche incompetente che non le ha mai sollevate in mano può affermare che un manufatto che pesa il doppio di quello fresco di fornace può essere spostato con facilità da volatili che pesano un quarto. Inoltre basta osservare in città su quanti tetti fatti da pochi anni con il materiale moderno sia già da effettuare una manutenzione. Un direttore di cantiere che ha esperienza sa che va comunque utilizzata un minimo di malta di collegamento nei punti nevralgici in modo da bloccare qualsiasi futuro movimento.
- Qualcuno ha poi suggerito che entro pochi anni anche coppi e tegole trafilati si sarebbero coperte di muschi assumendo il colore caratteristico dei secoli. Basta verificare di persona se le case popolari costruite 50 anni fa hanno tetti somiglianti a quelli antichi o, come sostengono le persone in buona fede, occorro invece ben oltre mezzo secolo, avendo i manufatti odierni caratteristiche tali di levigatezza, assenza di porosità, uniformità di impasto e di colore, caratteristiche vantate dalle industrie che li garantiscono inattaccabili dagli agenti esterni. Soltanto le marsigliesi di Papigno sono grigie, ma sappiamo bene che lì il fenomeno è dovuto ad un inquinamento industriale fuori da ogni immaginazione. E’ normale allora sostenere che ternani e turisti fino al 2100, per altre quattro generazioni, ammirando la Chiesa, debbano osservare simile prodigio? A meno che l’inquinamento in città non arrivi a livelli tali da depositare smog colorante come negli alveoli dei polmoni!
- Il cantiere bloccato dalla Soprintendenza consente all’acqua di infiltrarsi danneggiando gli affreschi. Solo chi è incompetente o in mala fede può sostenere che un tetto appena impermeabilizzato con guaina bituminosa rafforzata con rete di poliestere possa essere penetrata dall’acqua. Sarebbe gravissimo e vorrebbe dire che il lavoro di posa in opera a caldo con bombole in modo da farla aderire al sottostante massetto non è stato fatto a regola d’arte. Non vogliamo neanche lontanamente pensarlo.
Allora chi ha interesse a spargere notizie fuorvianti? Chi fabbrica o vende tegole? Chi è interessato a prendersi le vecchie? Comunque chi non ha occhi per vedere e crede di poter manipolare la pubblica opinione a proprio piacimento? Non converrebbe a tutti, smetterla con le sciocchezze, rimontare il tetto come si deve, alla svelta, e celebrare insieme il Natale con i lavori finalmente conclusi?
Forse Terni non ha altri problemi di cui occuparsi?
- Si è detto che coppi e tegole vecchi non fossero del 1200 e quindi coevi alla Chiesa. Osservazione ovvia quanto banale, ancor più sciocca però la soluzione imposta: fra le due è migliore quella che preferisce utilizzare, per quanto possibile, il materiale esistente (in gran parte fatto a mano) ben armonizzato con il contesto oppure una partita sgargiante di fornace?
- Si è aggiunto che le prime valessero quindi poco in quanto in pratica inutilizzabili. Quante bugie! Come mai allora invece di essere gettate fra il materiale di risulta da portare in discarica sono state gelosamente confezionate e numerate in contenitori pronti a cederle al miglior offerente? Tutti sanno che ormai materiale del genere non si trova facilmente e che ogni pezzo costa almeno il doppio di quelle esposte nei cataloghi delle industrie produttrici.
- E’ stato osservato che le tegole epurate si sarebbero spostate ad ogni stormir di ali dei diabolici piccioni. Solo qualche incompetente che non le ha mai sollevate in mano può affermare che un manufatto che pesa il doppio di quello fresco di fornace può essere spostato con facilità da volatili che pesano un quarto. Inoltre basta osservare in città su quanti tetti fatti da pochi anni con il materiale moderno sia già da effettuare una manutenzione. Un direttore di cantiere che ha esperienza sa che va comunque utilizzata un minimo di malta di collegamento nei punti nevralgici in modo da bloccare qualsiasi futuro movimento.
- Qualcuno ha poi suggerito che entro pochi anni anche coppi e tegole trafilati si sarebbero coperte di muschi assumendo il colore caratteristico dei secoli. Basta verificare di persona se le case popolari costruite 50 anni fa hanno tetti somiglianti a quelli antichi o, come sostengono le persone in buona fede, occorro invece ben oltre mezzo secolo, avendo i manufatti odierni caratteristiche tali di levigatezza, assenza di porosità, uniformità di impasto e di colore, caratteristiche vantate dalle industrie che li garantiscono inattaccabili dagli agenti esterni. Soltanto le marsigliesi di Papigno sono grigie, ma sappiamo bene che lì il fenomeno è dovuto ad un inquinamento industriale fuori da ogni immaginazione. E’ normale allora sostenere che ternani e turisti fino al 2100, per altre quattro generazioni, ammirando la Chiesa, debbano osservare simile prodigio? A meno che l’inquinamento in città non arrivi a livelli tali da depositare smog colorante come negli alveoli dei polmoni!
- Il cantiere bloccato dalla Soprintendenza consente all’acqua di infiltrarsi danneggiando gli affreschi. Solo chi è incompetente o in mala fede può sostenere che un tetto appena impermeabilizzato con guaina bituminosa rafforzata con rete di poliestere possa essere penetrata dall’acqua. Sarebbe gravissimo e vorrebbe dire che il lavoro di posa in opera a caldo con bombole in modo da farla aderire al sottostante massetto non è stato fatto a regola d’arte. Non vogliamo neanche lontanamente pensarlo.
Allora chi ha interesse a spargere notizie fuorvianti? Chi fabbrica o vende tegole? Chi è interessato a prendersi le vecchie? Comunque chi non ha occhi per vedere e crede di poter manipolare la pubblica opinione a proprio piacimento? Non converrebbe a tutti, smetterla con le sciocchezze, rimontare il tetto come si deve, alla svelta, e celebrare insieme il Natale con i lavori finalmente conclusi?
Forse Terni non ha altri problemi di cui occuparsi?
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